Zennaro, altro rinvio per il processo in Sudan. Gli amici si mobilitano

Marco Zennaro
VENEZIA - Il calendario scorre e, a suon di rinvii e intrighi giudiziari vari, si farà settembre. L'udienza della causa civile di Marco Zennaro, il 46enne imprenditore...

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VENEZIA - Il calendario scorre e, a suon di rinvii e intrighi giudiziari vari, si farà settembre. L'udienza della causa civile di Marco Zennaro, il 46enne imprenditore veneziano trattenuto in Sudan ormai da quasi sette mesi, non si è tenuta nemmeno ieri. Il giudice, come era successo qualche settimana fa, non si è presentato: se ne riparlerà, quindi, il 5 settembre. Un caso che continua a trascinarsi nel tempo senza fine, nonostante i procedimenti penali a suo carico siano stati archiviati. Gli amici di Marco, in questi giorni di qualificazioni alla Regata storica e di preparativi della Mostra del cinema, chiedono che la storia dell'imprenditore sia raccontata da questi grandi palcoscenici.


«Nei prossimi giorni - scrive Nicola Schiavon, amministratore della pagina Facebook Sosteniamo Marco-Marco Zennaro libero - abbiamo l'occasione di attirare l' attenzione di tutto il mondo su questo vergognoso caso sia in concomitanza della Mostra del Cinema (inizio 31 agosto tra l'altro a poche decine di metri dalla casa della famiglia Zennaro) sia in concomitanza della Regata Storica che sarà proprio il 5 settembre».
La Regata, in particolare, ha un significato particolare, considerato il legame di Marco per il mondo del remo e la passione per la sua città. «Ricordo con quanta gioia continua Schiavon l'anno scorso abbiamo festeggiato la qualificazione della tua caorlina, prima volta per te in storica, dopo tutti quegli anni di fatica in cui ti alzavi alle 4 di mattina per andare ad allenarti prima di aprire la tua azienda. Ieri sono passato per Malamocco dove erano in corso le eliminatorie ed ho pensato a quanto ti stanno ingiustamente togliendo». Gli amici di Marco chiedono a gran voce, quindi, che le istituzioni locali pongano in queste due occasioni «il caso di Marco in primissimo piano».

IL PUNTO SULLA VICENDA
La famiglia dell'imprenditore ha chiesto più volte al Governo di intervenire: gli Zennaro hanno messo sul piatto una garanzia da 800mila euro per lasciare che il secondo procedimento legale (sempre civile), quello intentato da una società di Dubai che accusava la ZennaroTrafo di non aver spedito delle forniture di trasformatori elettrici già pagati, prosegua anche senza la presenza dell'imputato. A trattenere Marco è la mancata garanzia sulla causa presentata dal miliziano Abdallah Esa Yousif Ahamed, zio di Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemeti, il generale sudanese a capo delle milizie entrato nel governo di transizione. Il militare denuncia di aver ricevuto (da finanziatore esterno, non in qualità di cliente diretto) una partita di trasformatori difettati. Qui, servono 975mila euro per poter lasciar andare il 46enne. Da notare che, ad aprile, l'imprenditore ne aveva già versati 400mila come cauzione, prima che le milizie lo bloccassero in aeroporto e lo portassero in commissariato. La famiglia chiede che quei soldi li anticipi il governo, solo a garanzia durante il processo: se ci sarà da pagare, però, gli Zennaro sono detti pronti a ipotecare il capannone della loro ditta. La Farnesina per ora sta prendendo tempo, cercando una mediazione politica che, però, sembra sbattere contro la separazione dei poteri sudanese: trattandosi in una questione giudiziaria, il governo dice di avere le mani legate. Le soluzioni, quindi, non sembrano essere poi molte: o si aspetta la fine del processo, o si versa questa garanzia bancaria. L'alternativa potrebbe essere quella di far uscire Marco dal Sudan tramite un salvacondotto per ragioni umanitarie. Dal punto di vista diplomatico, però, l'Italia sembra non voler creare tensioni con il paese africano.

CONDIZIONI DIFFICILI

Marco, al momento, si trova bloccato da un permesso di viaggio negato. Dopo mesi trascorsi in cella, adesso è in albergo a Khartoum insieme alla moglie, che l'ha raggiunto da poche settimane. Potrà trattenersi con lui fino a quando il visto glielo consentirà, poi sarà il padre Cristiano (da poco rientrato a Venezia) a darle il cambio. Le condizioni di Zennaro non sono buone: debilitato fisicamente, ma anche psicologicamente, il suo stato di salute viene continuamente monitorato da équipe mediche sia sul posto, sia a distanza.
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Il Gazzettino