Il suo “Milione” è forse il testo scritto da un veneziano più conosciuto al mondo, e sebbene non sia stato l'unico mercante della Serenissima a...
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In realtà noi sappiamo due cose: che seguì il padre Niccolò e lo zio Matteo quando aveva circa diciassette anni, dopo che loro erano già stati alla corte di Kubilai Khan ed erano tornati a Venezia; e che non scrisse direttamente il testo, ma lo dettò a Rustichello da Pisa, prigioniero come lui dei genovesi. Ma andiamo per ordine: nato a Venezia il 15 settembre 1254 (non vi sono elementi storici che lascino pensare a dei natali sull'isola di Curzola), vide suo padre partire quando era solo un bambino e lo conobbe di fatto quando oramai era molto più che un adolescente; nel 1260 infatti Niccolò e Matteo Polo attraversarono l'Asia e raggiunsero Khanbaliq (l'odierna Pechino, già allora residenza imperiale), ripartendo nel 1266 con una ambasciata di Kubilai Khan per il Papa: la richiesta di missionari per la Mongolia.
Tornati nel 1269, i due ripartirono nel 1271 portando Marco con loro; ne nacquero diciassette anni di missioni e cariche governative, responsabilità e onoreficenze: il giovane Polo si spinse in missioni ufficiali nello Yunnan, in Tibet, in Birmania, in India, e questo rese unica e irripetibile la sua esperienza, che non fu più quella di un semplice viaggiatore, e che a pieno titolo merita di essere ricordata ancora oggi. Marco Polo e i suoi parenti fecero ritorno a Venezia solo 24 anni dopo essere partiti, il 9 novembre 1295. Tre anni più tardi il veneziano fu fatto prigioniero dai genovesi nella battaglia delle Curzolari (mentre altre fonti indicano Laiazzo, in Cilicia). Ne nacque una lunga prigionia durante la quale Polo dettò le sue memorie un compagno di detenzione, Rustichello da Pisa. Scritte in francese antico, queste cronache ebbero il nome di “Divisiment dou monde”; il successivo nome di “Milione” (col quale a Venezia è conosciuta l'intera zona in cui i Polo avevano le loro case – dove sorge il teatro Malibran – delle quali rimane una piccola porzione) potrebbe essere stato mutuato successivamente dal nomignolo "Emilione" affibbiato a qualche componente del suo ramo familiare. Alcune delle informazioni contenute nell'opera (della quale – prima della diffusione della stampa – esistono almeno centocinquanta manoscritti) furono utilizzate da fra Mauro nella realizzazione del suo celebre mappamondo quattrocentesco; a Siviglia si conserva una copia che riporterebbe delle note scritte da Cristoforo Colombo di suo pugno.
Nel 1300 Marco Polo sposò la patrizia veneziana Donata Badoer dalla quale ebbe le figlie Fantina, Belella e Moreta.
Il Gazzettino