Manuela, la donna più veloce, presenta il suo libro in villa e avverte: «Lo sport è vita e salvezza»

Manuela Levorato nella copertina del suo libro
VENEZIA - Da 21 anni è la donna più veloce d’Italia. Quasi ottomila giorni sono trascorsi da quel 4 luglio del 2001 quando a Losanna una freccia bionda,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

VENEZIA - Da 21 anni è la donna più veloce d’Italia. Quasi ottomila giorni sono trascorsi da quel 4 luglio del 2001 quando a Losanna una freccia bionda, proveniente da Arino di Dolo, stabilì con 11”14 il record nazionale dei 100 metri. In tante, da allora, hanno provato ad inseguirla e superarla. Invano. Lo scettro di regina dello sprint resta ancora nelle sue mani. Il tempo è trascorso veloce - oggi, a 45 anni, Manuela Levorato fa la dirigente sportiva come vicepresidente di Fidal Veneto, il tecnico in campo e la mamma – ma non così tanto da cancellare l’eco delle sue imprese: le 33 maglie azzurre, i 17 titoli italiani assoluti, gli innumerevoli record, le due storiche medaglie agli Europei del 2002.

Una storia - tante luci, ma anche qualche ombra: gli infortuni, gli obiettivi mancati - che è pure il filo conduttore della biografia “La corsa, le mie ali” che Manuela Levorato presenta sabato 28 maggio a Villa Loredan di Stra: alle 20.45, ingresso libero sino ad esaurimento dei posti; in caso di pioggia nel palasport a fianco.

La storia l'hanno scritta, a quattro mani, Silvia Miazzo e Lino Perini. E al racconto delle vicende sportive si mescolano le pagine più intime e personali: la storia di una bambina timida e introversa che supera una grave malattia e a 17 anni, tardi ma non troppo per pensare di poter diventare una campionessa, scopre di avere un talento speciale per la velocità. Il resto, con risvolti tutti da scoprire, è la storia di una carriera sportiva lunga 22 stagioni, in cui Manuela Levorato raccoglie trionfi, diventando una fonte di ispirazione per molti, ma incassa anche tremende delusioni: una su tutte, la forzata rinuncia all’Olimpiade di Sydney, quando i blocchi di partenza erano già pronti in pista. E, più in generale, quel sogno a cinque cerchi lungamente inseguito e mai realizzato a causa degli infortuni.

Nella prefazione de “La corsa, le mie ali”, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, definisce Manuela “un’icona intramontabile dell’atletica tricolore”. Il presidente della Federazione italiana di atletica leggera, Stefano Mei, la considera “Un esempio di stile, l’equilibrio perfetto tra eleganza e potenza”. Manuela, in fondo, non ha ancora smesso di correre: “Sono l’esempio vivente che, nonostante le difficoltà, tutto è possibile, basta volerlo (...). Lo sport è vita, lo sport è crescita e, in qualche caso, lo sport è salvezza”.

Per lei lo è stato: la corsa l’ha portata a volare lontano, dove quella 17enne, alta e magra, che un giorno prese la bicicletta e partì da Arino per andare a scoprire l’atletica sulla pista di Mira, non avrebbe mai immaginato.

La copertina del libro

 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino