L'ultimo sms prima degli spari: «Ciao papà, sto con Martina»

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TREVISO - «Con Manuel ci siamo messaggiati poco prima che andasse alla festa dei 18 anni e poi all’Axa. Mi ha scritto “stasera esco con Martina”. Allora io gli ho chiesto “chi è Martina?”. E lui: “La mia nuova fiamma”. Ci abbiamo scherzato su da padre a figlio. Gli ho scritto “ma dura fino a San Valentino?“. E lui: “Sì, sì è una brava ragazza”. Poi la tragedia». Franco Bortuzzo, venditore d’auto a Treviso, racconta l’ultimo scambio di battute con il figlio Manuel, prima che due sicari in motorino gli sparassero all’Axa.


Franco suo figlio si era trasferito nella Capitale per allenarsi, era preoccupato? «Roma è una città meravigliosa ma può succedere di tutto, si rischia la vita per niente. Mai avrei pensato che potesse accadere un’assurdità del genere. Non credevo ci fosse tanta crudeltà. Avevo sentito parlare di Ostia, dei clan sul litorale, ma finché non ti toccano da vicino queste cose, non ti rendi conto di ciò che vogliano dire. Forse mio figlio è stato scambiato per un’altra persona per via del cappellino che indossava o chissà. Inspiegabile». Lei ha lanciato un appello ai testimoni perché si facciano avanti e aiutino gli inquirenti. Pensa che ci sia omertà? «Magari chi vive in quella realtà può avere paura, noi siamo molto distanti, a Treviso, dove forse fatti del genere non sarebbero successi. Se qualcuno ha visto qualcosa, però, è giusto che dia una mano, un contributo alla polizia che sta lavorando senza sosta. Per rispetto a un ragazzo arrivato nella Capitale solo per inseguire un sogno». Ora Manuel è in un letto d’ospedale, rischia la paralisi. «Noi continuiamo a credere e a sperare in quel sogno, iniziato anni fa quando il maestro Gianni Gross ci disse che Manuel era bravo in piscina. La Federazione nuoto ci è vicina. Spero che il sogno continui, altrimenti sarà quel che Dio vorrà». I due in scooter hanno sparato con la polizia a 150 metri. «Questo dimostra il livello dei personaggi. Ho fatto tanto per evitare che i miei figli finissero per la strada o al bar a non fare nulla. Ho insegnato loro lo spirito di sacrificio e a faticare, invece vedo che c’è ancora gente che, alla sera, ha voglia di andare a sparare alle persone. Mio figlio, a Roma, ha rischiato la vita e la paralisi perché voleva solo andare a mangiare un panino al pub. Non è possibile».

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Il Gazzettino