TREVISO - «In Italia siamo i primi». Il governatore Luca Zaia lo dice senza alcun imbarazzo: la sanità veneta per lo screenig alla mammella non ha eguali in...
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LA SPERIMENTAZIONE Saranno le Usl 5 e 6, di Rovigo e Padova, a testare a partire da novembre la nuova metodologia, che riguarderà 11mila donne nella fascia d'età appunto, tra i 45 e in 50 anni. Nel prossimo biennio verranno invitate a fare un esame innovativo che punta a scoprire chi ha più possibilità di incorrere in questo tipo di tumore. Zaia la sintetizza così: «Un vestito su misura per ogni donna, perché ogni successo ci spinge a cercarne degli altri». E per illustrare dati e nuovi progetti ha convocato a Treviso tutti i principali operatori del settore come il responsabile scientifico della Rete Oncologica Regionale, professor Pierfranco Conte; la direttrice della Senologia Radiologica dello Iov, Francesca Caumo; la Direttrice dell'Unità Operativa Complessa di Radiologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Stefania Montemezzi; il Direttore della Breast Unit dell'Ospedale di Treviso Paolo Burelli, oltre all'assessore alla Sanità Manuela Lanzarin.
RICETTA VINCENTE «Le statistiche ci premiano ha specificato il governatore ma sono il punto di partenza per nuovi passi avanti, perché lo studio dello IOV ci porterà a costruire uno screening personalizzato mai visto al mondo. Un altro grande passo avanti, dopo la scelta vincente di realizzare le Breast Unit, già 21 in Veneto, e di concentrare gli interventi chirurgici in sedi iper-specializzate e con casistiche elevate. Anche grazie a questa decisione, che da più parti fu molto criticata perché toglieva qualcosa a reparti che operavano poche decine di seni l'anno, oggi in Veneto il tasso di sopravvivenza dopo il percorso di cura è arrivato al 95%».
LA DISCUSSIONE I dati raccolti nei due anni di sperimentazione, alla fine la nuova tipologia di screening verrà allargata a tutta la Regione, verranno confrontati con quelli dell'Emilia Romagna, regione che invece ha deciso di abbassare da 50 a 40 anni l'età minima per fare però l'esame tradizionale. Un confronto necessario anche per mettere la parola fine a una discussione che ormai dura da troppo tempo, alimentata anche dalle troppe notizie non verificabili presenti nel web: ovvero che sarebbe bene iniziare la mammografia già a 40 anni. «I dati raccolti anche a livello europeo - ha sottolineato l'oncologo Pierfranco Conte - dicono però un'altra cosa. Non ci sono evidenze scientifiche che una mammografia fatta a 40 anni possa dare risultati positivi e riduca la mortalità». Tesi condivisa anche dagli altri specialisti arrivati al Ca' Foncello di Treviso da ogni parte del Veneto: al di sotto dei 45 anni la mammografia risulta generalmente inutile - «e ogni indagine radiologica inutile si tramuta in dannosa», è stato specificato - tra i 45 e i 50 anni si può fare ma non è consigliata, mentre è assolutamente efficace tra 50 e 74 anni età massima introdotta in Veneto, ma non ancora in buona parte d'Italia.
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Il Gazzettino