Estorsione e maltrattamenti, mamma perdona il figlio in aula: Martino è libero

Mamma perdona il figlio che viene scarcerato
CESIOMAGGIORE - Ancora una volta la mamma lo ha perdonato e il processo è finito con una sentenza di non doversi procedere perché la querela era stata ritirata....

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
CESIOMAGGIORE - Ancora una volta la mamma lo ha perdonato e il processo è finito con una sentenza di non doversi procedere perché la querela era stata ritirata. Si è concluso così ieri mattina, mercoledì 29 luglio, in Tribunale a Belluno il processo che vedeva alla sbarra Martino Ropele, 30enne di Cesiomaggiore chiamato a rispondere di tentata estorsione ai genitori.

Era l'8 febbraio del 2019 quando il 30enne si sarebbe presentato alla porta di casa della madre, a Cesio, dicendo: «Spacco tutto, voglio i miei soldi o stasera vado in carcere». In carcere ci finì davvero. Già andando in quella abitazione avrebbe violato il divieto di avvicinamento alla madre e al padre, che era scattato per una vicenda precedente di presunti maltrattamenti e stalking. Inoltre quando fu di fronte casa, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, avrebbe infranto tutti i vetri della porta d'entrata con un oggetto, urlando «spacco tutto». Madre e padre si barricarono in casa e chiesero aiuto ai carabinieri. Martino fuggì e poi venne arrestato.

Nel processo che si è svolto di fronte al collegio di giudici la mamma ha ritirato la querela e il perito ascoltato in aula ha confermato la diminuzione della capacità di intendere e volere dell'imputato. Il pm Simone Marcon ha concluso la sua requisitoria chiedendo la condanna a un anno e 8 mesi, oltre a 500 euro di multa. L'arringa del difensore, avvocato Ferruccio Rovelli, ha puntato sul fatto dell'assoluta incapacità del giovane all'epoca dei fatti e ha chiesto al collegio la riqualificazione del reato di tentata estorsione in esercizio arbitrario delle proprie ragioni, che sarebbe automaticamente caduto vista la mancanza di querela. Una richiesta accolta dai giudici che hanno dichiarato il non doversi procedere. 

È la seconda volta che il 30enne viene perdonato dalla madre che ritira la denuncia in aula. In un altro processo più pesante in cui doveva rispondere del danneggiamento della porta di casa della madre tramite incendio se la cavò con 4 mesi. Sentenza che è pendente in Appello. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino