Malga Vedorcia messa in sicurezza: le capre riunite al suono del flauto

Malga Vedorcia è stata messa in sicurezza
Già all’indomani dall’evento, che ha pesantemente...

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Già all’indomani dall’evento, che ha pesantemente danneggiato il territorio, i volontari si erano messi all’opera per ripristinare al transito la strada per Vedorcia. A nemmeno due settimane dal disastro hanno messo in sicurezza il tetto della Malga omonima. Un intervento a tempo di record che ben dimostra lo spirito di partecipazione al bene comune dei volontari di Pieve di Cadore. Si perchè la vecchia malga, l’edificazione originaria risale all’800, è un simbolo di quello che era un tempo il vivere in montagna, li salivano gli animali per il pascolo estivo:  era sussistenza e certezza di vita. Come ha detto uno dei presenti, «per noi questo luogo è tradizione e storia, l’hanno costruito e conservato i nostri vecchi e loro dovevano portare tutto a spalle con grande fatica, noi lo dobbiamo conservare». E questo è stato fatto, è stata messa in sicurezza la malga dopo che la furia del vento ne aveva divelto parte della copertura seminando pezzi di lamiera per un ampissimo raggio, pure quelli sono stati recuperati per lo smaltimento. Sul tetto si sono alternati i volontari con quelli del Soccorso alpino impegnati nei passaggi più delicati, che, a forza di martello, hanno posato la nuova copertura; ora può arrivare le neve, la malga è protetta. Erano oltre 30 i presenti, tutti avevano un compito da svolgere perchè i tempi in questa stagione stringono e il risultato è fondamentale. Soddisfatto l’assessore Stefano Campi che ha partecipato fattivamente a tutte le operazioni, dice: «La malga adesso è a posto. Abbiamo lasciato qualche finestra aperta per far asciugare l’interno ed abbiamo ripulito pascolo e bosco dai pezzi di lamiera divelta e da altro materiale. Con l’occasione abbiamo aiutato il pastore a far scendere le pecore che erano rimaste lassù». Ne mancavano 38 all’appello, il pastore altoatesino che le seguiva era sceso a valle con altri capi quando si è scatenato il finimondo. Per tornare in quota ha dovuto aspettare che la strada fosse nuovamente percorribile, liberata dalle tante piante crollate. Non è stato semplice convincere le pecore a radunarsi per scendere a valle. Ci hanno provato i cani a metterle insieme, invano. Due settimane di stato brado le aveva rese meno malleabili del consueto e così il pastore ha sfilato dalla saccoccia un flauto e si è messo a suonare. Una melodia semplice alternata dal richiamo verbale, il primo tentativo è andato a vuoto, ma dopo qualche altro le pecore sono uscite allo scoperto e una dietro l’altra si sono messe in cammino verso il fondo valle.
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Il Gazzettino