Malga Framont, la "vecchia" famiglia lascia: si cercano gestori per i 46 ettari di pascolo

Malga Framont
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AGORDO - La gestione di malga Framont torna sul mercato. Dopo l'addio degli scorsi mesi da parte della famiglia Frigimelica, che se ne è occupata per una quindicina di anni, il proprietario Comune di Agordo ha pubblicato un nuovo bando in scadenza il 21 aprile. Sul piatto: 253 ettari, due edifici (malga e stalla), 50 capi da monticare, un contratto di sei stagioni estive, un affitto annuale a base di gara minima pari a 7.500 euro. «Spiace per chi se ne va, confidiamo in un nuovo allevatore - afferma Diego Donazzolo, presidente provinciale Coldiretti - Da parte nostra come Associazione, assieme alla Cia, stiamo cercando di fare pressing nei confronti degli enti competenti, a cominciare da Avepa, affinché sostengano coloro che decidano di avviare, o semplicemente di proseguire, un'attività legata al settore primario. Una malga, per capirci, va sostenuta nel tempo se si vuole che resti aperta».

IL BANDO
Il contratto di affitto che propone il Comune è di 6 stagioni monticatorie dal 2022, con opzione di proroga per ulteriori 6. Il canone annuo minimo (base d'asta) è di 7.500 euro mentre i soggetti ammessi a partecipare alla gara sono i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli. Il latte prodotto potrà essere trasformato dal concessionario in loco oppure essere ceduto in una struttura di fondovalle. L'esercizio dell'attività agrituristica presso la malga costituisce un obbligo contrattuale da parte del concessionario. L'area: 253 ettari, di cui 46 utilizzabili a pascolo.

COLDIRETTI


«A proposito di pascolo - sottolinea il presidente Donazzolo - ci stiamo muovendo per avviare un tavolo di confronto con Avepa per dar vita a una certificazione sul luogo rispetto alle varie novità che subentrano di anno in anno. Vogliamo evitare, cioè, che ci siano degli scompensi sull'entità delle superfici dall'avvio del contratto alla sua conclusione. Possono esserci delle piccole divergenze, ok; ma non certo differenze sostanziali che creano scompensi notevoli nelle entrate degli allevatori. Le strutture agricole, se vogliamo che nascano e che continuino a vivere, vanno sostenute». «Così come - conclude- andrebbe rivalutata nel Bellunese l'opzione di creare più pascolo rispetto al bosco. Un'opportunità su cui confrontarci con sindaci e presidenti di Unioni montane che tra i benefici, ad esempio avrebbe quella di tenere in quota, in aree desolate, animali predatori come il lupo».

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Il Gazzettino