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BELLUNO - Il destino della neurologia in provincia di Belluno è avvolto nella nebbia, nonostante le risorse impiegate da più parti, da quelle dell'azienda sociosanitaria a quelle politico-amministrative, per risolvere positivamente la vicenda.
LA QUESTIONE
Ricordiamo che il problema nasce dalla carenza di neurologi in provincia e si sta valutando la possibilità di chiudere il reparto di Feltre e concentrare tutto a Belluno, dove diversi camici bianchi andranno in pensione. Dal canto suo il sindaco di Feltre, Viviana Fusaro si è opposta fermamente all'ipotesi di "sacrificare" la neurologia del Santa Maria del Prato per il San Martino. E così dalla parte alta della provincia sale la preoccupazione anche per il fondamentale presidio del capoluogo. La ricaduta sarà sulle centinaia di pazienti che hanno necessità di un servizio continuativo e stabile. Sono tantissimi i bellunesi che si rivolgono agli ambulatori di questa branca specialistica della medicina. La casistica è veramente molto ampia, c'è chi è affetto da cefalee, malattie cerebrovascolari, epilessie, sclerosi multipla, disordini del movimento (malattia di Parkinson), decadimento cognitivo e chi si affida in collaborazione con altri percorsi clinici. All'equipe medica si affianca anche una logopedista per la riabilitazione della disfagia e dei disordini del linguaggio. Ed ora sono proprio i pazienti a mobilitarsi, contro l'ipotesi di chiusura del servizio. Lo stanno facendo i 448 bellunesi affetti da sclerosi multipla, pronti a scendere a Venezia, in Regione, per chiedere la prosecuzione del servizio.
LE TESTIMONIANZE
«Siamo sempre stati seguiti in maniera adeguata e puntuale nel reparto di neurologia dell'ospedale San Martino della nostra città raccontano Gianni Burigo e Federica Teza di Belluno, entrambi con la sclerosi multipla da circa trent'anni e con alle spalle una vasta e completa esperienza sulla patologia .
"GLI SCLERATI DEL COMELICO"
Dal capoluogo alla periferia è un atta stessa preoccupazione si respira nell'Alto Piave, dove un gruppo di amici, accomunati dalla patologia, condividono il percorso nel gruppo "Gli Sclerati del Comelico", basiti dalla difficile situazione e dal rischio di chiusura. «La nostra speranza affermano di andare verso un miglioramento delle prestazioni mediche e dei servizi erogati subisce così un'ulteriore battuta d'arresto. La nostra patologia spesso comporta problemi di spostamento, specialmente nella stagione invernale, mettendo anche in difficoltà le associazioni di volontariato presenti sul territorio del Comelico e del Centro Cadore che ci prestano aiuto, intaccando ulteriormente le loro risorse economiche. Per noi pazienti, pensare che anche solo gli spostamenti per le visite di controllo e le terapie comportino viaggi più lunghi rende tutto più stressante, debilitante e difficoltoso». Prima della pandemia era possibile effettuare visite anche presso l'ospedale Giovanni Paolo II di Pieve. «Pensare che per qualsiasi problema neurodegenerativo un paziente debba essere trasportato in una struttura esterna alla provincia di Belluno ci sembra non in linea con gli obiettivi regionali aggiungono gli amici del Comelico . Il ricovero di un malato, soprattutto se anziano, in zone lontane dalla propria residenza mette a dura prova la vicinanza dei familiari nel momento di maggior bisogno. La nostra speranza è che tutta la situazione venga presa in considerazione, così da non creare problemi e disservizi per chi è già gravato dalla malattia». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino