UDINE - Non avere un posto di lavoro fa ammalare di artrosi e disturbi nervosi. Non va meglio a chi un lavoro ce l'ha, ma in forma autonoma che solitamente significa...
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I NUMERILa prevalenza di cronici, cioè il numero di malati di patologie croniche, è in costante e progressiva crescita, con conseguente impegno di risorse sanitarie, economiche e sociali. L'aumento di questo fenomeno è connesso a differenti fattori come l'invecchiamento della popolazione e l'aumento della sopravvivenza dovuti al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, al mutamento delle condizioni economiche e sociali, agli stili di vita, all'ambiente e alle nuove terapie. I costi sono sempre più difficili da sostenere. Ma quanto costa un malato cronico? Dal lato dell'assistenza primaria, i dati raccolti dai medici di medicina generale riferiscono che mediamente in un anno si spendono 1.500 euro per un paziente con uno scompenso cardiaco congestizio, in ragione del fatto che questi pazienti assorbono il 5,6% delle prescrizioni farmaceutiche a carico del sistema sanitario, il 4% delle richieste di visite specialistiche e il 4,1% per le prescrizioni di accertamenti diagnostici. Circa 1.400 annui, invece, li assorbe un paziente affetto da malattie ischemiche del cuore, è destinatario del 16% delle prescrizioni farmaceutiche a carico del sistema sanitario pubblico, del 10,6% delle richieste di visite specialistiche e del 10,1% degli accertamenti diagnostici. E ancora. Quasi 1.300 euro all'anno vengono spesi per un paziente affetto da diabete tipo 2, 900 euro per un paziente affetto da osteoporosi. Leggermente meno onerosi sono i malati di ipertensione arteriosa, 864 euro all'anno. Se poi se ne vuole fare una questione di genere, le donne sono più frequentemente affette da patologie croniche, il 42,6% delle donne contro il 37,0% degli uomini, divario che aumenta per la multicronicità che affligge quasi un quarto delle donne a fronte del il 17,0% degli uomini. Si tratta di differenze in parte dovute alla struttura per età che è più anziana nelle donne. Particolarmente elevati i divari, a svantaggio delle donne, per l'artrosi, artrite e l'osteoporosi. Ma nel periodo adulto della vita, tra i 45 4 i 54 anni, si inverte il divario, almeno rispetto all'ipertensione che vede gli uomini svantaggiati con il 14,1%.
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Il Gazzettino