TREVISO - Cinque ore di attesa su una sedia a rotelle con una vertebra rotta. È l’odissea vissuta venerdì pomeriggio da una 62enne di Quinto, colpita da...
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Quella di venerdì si è rivelata una giornata di passione anche per altri pazienti che si sono rivolti al pronto soccorso di Treviso. «Abbiamo incontrato due persone che hanno atteso il loro turno per nove ore – rivela sempre Faraoni – anche loro avevano problemi di natura ortopedica. Ormai erano sfinite». In questi casi, in realtà, non si parla di attesa fine a se stessa. I pazienti sono stati visti dai medici. Fatto sta che la conclusione dell’iter al pronto soccorso si è rivelata estremamente lunga. «Nessuno mette in dubbio il fatto che al Ca’ Foncello ci siano delle eccellenze a livello sanitario – specifica Faraoni – ma l’organizzazione è insostenibile. Una persona tra queste voleva anche andare via. Poi ha rinunciato quando le è stato detto che allora avrebbe dovuto pagare il ticket. Il nostro, ripeto, non è stato un caso isolato. La situazione va rivista perché così non va».
Il primo a saperlo è Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca. Venerdì, però, è stato proprio un giorno nero. Nel giro di sole 10 ore, infatti, il pronto soccorso ha contato esattamente 275 accessi. Quasi 30 ogni ora. Praticamente uno ogni due minuti. «Ci scusiamo. Purtroppo è stato un caso anomalo – allarga le braccia il direttore dell’azienda sanitaria provinciale – proprio nel pomeriggio, poi, abbiamo dovuto intervenire su due casi di politraumi e su un altro trauma importante al bacino». Oltre all’ortopedico in servizio, ne sono stati richiamati altri due che erano reperibili. Di più non si poteva. Anche a causa della norma europea che impone ai medici specialisti undici ore di riposo tra un turno e l’altro. Il punto è che quando c’è da intervenire su un politrauma, in sala operatoria entrano tra i due e i tre ortopedici. Praticamente tutti quelli a disposizione venerdì. «Gli ortopedici sono stati in sala operatoria per tutto il pomeriggio. È stata una full immersion. Hanno potuto vedere la signora solo quando sono usciti, prescrivendole il busto, perché non si poteva fare altro – conclude Benazzi – proveremo a rivedere l’organizzazione. Ma quando ci si ritrova a gestire tre politraumi importanti nello stesso momento si fatica a fare qualcosa di diverso. Per fortuna non è cosa da tutti i giorni. Non abbiamo potuto chiamare un quarto ortopedico perché, purtroppo, c’è il riposo tassativo di undici ore tra un turno e l’altro. Ci scusiamo con i pazienti per i disagi. Ma in quelle circostanze è stato fatto davvero tutto ciò che si poteva». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino