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VENEZIA - «Lo sfregio fatto da Paolo Pattarello a Loris Trabujo è la dimostrazione che siamo di fronte a un'associazione mafiosa perché questo è un comportamento tipico di quel mondo». A dirlo ieri in aula bunker, durante l'udienza preliminare dell'inchiesta sulla Nuova Mala del Brenta che - secondo la procura - voleva riprendersi il Tronchetto e governare il traffico di droga tra Mestre e Venezia, è stato il pubblico ministero Giovanni Zorzi. Un richiamo al gesto di Pattarello - così come la circostanza che non si è riusciti a vendere le barche sequestrate perché a Venezia nessuno le vuole - utile al pm per tirare la volata alla richiesta finale: cioè il processo di tutti e settantotto gli imputati.
LE DIFESE
Ed è lì che si è aperto il tourbillon di cui si è condita l'udienza di ieri davanti al giudice della preliminare, Benedetta Vitolo, tra richieste di abbreviati (24 imputati, ma il gup deve ancora deciderne l'ammissione) e la volontà di andarsi a giocare il tutto per tutto in tribunale, con un processo, espressa dai principali imputati. Eccezion fatta per Loris Trabujo, 53 anni, l'imprenditore veneziano nel settore dei trasporti acquei accusato di essere il numero due della presunta associazione per delinquere di stampo mafioso, nonché autore di numerose rapine confessate in un discusso interrogatorio in procura che sarebbe alla base dello sfregio e della patente di «infame» dati entrambi da Pattarello.
Primo a replicare alla tesi della procura è stato l'avvocato Giorgio Pietramala, legale di Gilberto Lolli Boatto, ex capo dei Mestrini della banda di Felice Maniero e ritenuto il deus ex machina della rinascente Mala. «Non c'è nessuna mafia» ha detto il legale, chiedendo per Boatto il non luogo a procedere in riferimento all'accusa di associazione mafiosa. «E anche lo sfregio di Pattarello a Trabujo altro non è che un gesto frutto di una cultura criminale diffusa per qualsiasi reato, secondo la quale chi parla dopo un arresto è un infame».
L'ABBREVIATO
Il suo iter processuale, diverso da quello degli altri presunti capi, Loris Trabujo: è lui nome principale tra i ventiquattro che hanno fatto richiesta di abbreviato, mirando a uno sconto di un terzo sulla pena finale. Con lui anche Festim Shemellari, autore, con Trabujo, della rapina al motoscafista Stefano Fort, derubato di 500 mila euro frutto della cessione della sua società, comprensiva di licenza di noleggio con conducente.
LE ACCUSE
Settantotto imputati, tredici dei quali accusati di associazione mafiosa: a loro, tra cui Trabujo, Boatto e Pattarello. In tutto sono 141 le imputazioni tra estorsioni, rapine, spaccio di sostanze stupefacenti, furti e altri reati.
Il Gazzettino