Venezia. Mala del Tronchetto, la Procura: «È vera mafia, Pattarello ha sfregiato Trabujo in aula»

Sabato 15 Ottobre 2022 di Nicola Munaro
Mala del Tronchetto, la Procura: «È vera mafia. Pattarello ha aggredito Trabujo in aula»

VENEZIA - «Lo sfregio fatto da Paolo Pattarello a Loris Trabujo è la dimostrazione che siamo di fronte a un'associazione mafiosa perché questo è un comportamento tipico di quel mondo». A dirlo ieri in aula bunker, durante l'udienza preliminare dell'inchiesta sulla Nuova Mala del Brenta che - secondo la procura - voleva riprendersi il Tronchetto e governare il traffico di droga tra Mestre e Venezia, è stato il pubblico ministero Giovanni Zorzi.

Un richiamo al gesto di Pattarello - così come la circostanza che non si è riusciti a vendere le barche sequestrate perché a Venezia nessuno le vuole - utile al pm per tirare la volata alla richiesta finale: cioè il processo di tutti e settantotto gli imputati.

LE DIFESE

Ed è lì che si è aperto il tourbillon di cui si è condita l'udienza di ieri davanti al giudice della preliminare, Benedetta Vitolo, tra richieste di abbreviati (24 imputati, ma il gup deve ancora deciderne l'ammissione) e la volontà di andarsi a giocare il tutto per tutto in tribunale, con un processo, espressa dai principali imputati. Eccezion fatta per Loris Trabujo, 53 anni, l'imprenditore veneziano nel settore dei trasporti acquei accusato di essere il numero due della presunta associazione per delinquere di stampo mafioso, nonché autore di numerose rapine confessate in un discusso interrogatorio in procura che sarebbe alla base dello sfregio e della patente di «infame» dati entrambi da Pattarello.
Primo a replicare alla tesi della procura è stato l'avvocato Giorgio Pietramala, legale di Gilberto Lolli Boatto, ex capo dei Mestrini della banda di Felice Maniero e ritenuto il deus ex machina della rinascente Mala. «Non c'è nessuna mafia» ha detto il legale, chiedendo per Boatto il non luogo a procedere in riferimento all'accusa di associazione mafiosa. «E anche lo sfregio di Pattarello a Trabujo altro non è che un gesto frutto di una cultura criminale diffusa per qualsiasi reato, secondo la quale chi parla dopo un arresto è un infame». Un concetto ripreso anche dall'avvocato Mauro Serpico, legale, tra gli altri, di Denis Trabujo (fratello di Loris): «Giudice, non si faccia accecare dal fumo negli occhi gettato dalla procura con quello sfregio. Non va confusa la condotta di certi soggetti con comportamenti di chi costituisce una associazione e pure di stampo mafioso» ha detto prima di concludere senza chiedere riti alternativi. A rischio processo anche la compagna di Trabujo, Sara Battagliarin: discutendo la sua posizione l'avvocato Stefania Pattarello ha spiegato che «per i reati fine non c'è nulla di nuovo rispetto all'ordinanza che aveva rigettato la misura e per quanto riguarda l'associazione a delinquere, se deve esserci un rinvio a giudizio, deve essere fatto per associazione semplice». Stessa impostazione difensiva dell'avvocato Pietro Masutti, che in aula rappresentava Paolo Pattarello, 74 anni, considerato uno dei capi dell'organizzazione criminale.

L'ABBREVIATO

Il suo iter processuale, diverso da quello degli altri presunti capi, Loris Trabujo: è lui nome principale tra i ventiquattro che hanno fatto richiesta di abbreviato, mirando a uno sconto di un terzo sulla pena finale. Con lui anche Festim Shemellari, autore, con Trabujo, della rapina al motoscafista Stefano Fort, derubato di 500 mila euro frutto della cessione della sua società, comprensiva di licenza di noleggio con conducente.

LE ACCUSE

Settantotto imputati, tredici dei quali accusati di associazione mafiosa: a loro, tra cui Trabujo, Boatto e Pattarello. In tutto sono 141 le imputazioni tra estorsioni, rapine, spaccio di sostanze stupefacenti, furti e altri reati.
 

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