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VENEZIA - «Un miracolato io? Semmai loro. Era da cinque anni che sapevo che mi facevano la posta, figuriamoci».
Così Alessandro Doic Rizzi, l'ultimo della dinastia dei fratelli che hanno fatto la storia nera recente di Venezia. «Se mi avessero dato ascolto sarebbero ancora vivi». E invece Massimo e Maurizio Rizzi sono stati ammazzati assieme a Franco Padovan da Felice Maniero e dalla banda dei mestrini formata da Gilberto Boatto, Paolo Pattarello, Giovanni Paggiarin, Gino Causin e Paolo Tenderini. I fratelli Rizzi erano stati attirati in una trappola proprio dagli uomini di Maniero. «Glielo avevo detto di non fidarsi, me la sentivo. E a mio fratello Maurizio fino all'ultimo gli ho detto di non andare all'appuntamento. Volevano che anch'io fossi della partita e quando mi hanno raccontato che avevano portato le armi e i giubbotti antiproiettile e li avevano dati a Maniero, a mio fratello e a mio cugino ho detto, testuale: Così vi ammazzano con le vostre stesse armi».
FRATELLI AMMAZZATI
Ammazzati e sepolti il 10 marzo 1990 sulle rive del Brenta, il cimitero della banda che fu la più ricca, la più numerosa e la più feroce del Nord Italia. Il Doic, così soprannominato perché biondissimo, fisico imponente anche adesso che ha 62 anni e 25 ne ha passati dietro le sbarre - è l'unico rimasto vivo di cinque maschi. Ed è stato miracolato due volte. «Anche Andrea Zamattio aveva sentito puzza di bruciato: due, forse tre giorni prima ero andato ad un incontro con Felice Maniero. Mi aveva proposto di mettere in piedi un contrabbando di sigarette, che è sempre stata la mia specialità, utilizzando una barca che avrebbe comprato lui. Io gli ho detto di no e poi ho capito che era un modo per farmi andare con i miei fratelli a fare quella rapina inventata che serviva solo per attirarli in trappola. Io dicevo sempre a Maurizio e Massimo che non avevamo bisogno di Maniero, che potevamo fare da soli, che Venezia era già nostra: il primo che ha portato la droga è stato Sandro Radetich, ma poi i miei fratelli, la nostra famiglia. Ora sono rimasto solo io con le mie due sorelle».
Ma c'è mancato poco, la seconda volta, nel 2020.
NUOVA VITA
La banda dei mestrini ma soprattutto Paolo Pattarello, accompagnato a volte anche da Loris Trabujo ha fatto più di un giro all'alba dalle parti di Punta Sabbioni dove il Doic lavora con la sua barca, e quando si sono presentati armati all'appuntamento, ecco che casualmente è arrivata una pattuglia dei carabinieri che li ha costretti a rinunciare. Pochi mesi più tardi tutti sono stati arrestati nella mega inchiesta della Procura di Venezia arrivata ieri a processo.
Intanto il Doic è tornato alla vita di sempre, a Punta Sabbioni, un posto dove «vado d'accordo con tutti: io non ho mai fatto del male a nessuno, mi sono sempre e solo difeso. A me piace fare il pescatore. È la mia vita. L'ho promesso a mia mamma, basta con la vecchia vita. Basta per sempre. Se mi voglio vendicare? E che cosa ci guadagno, altra galera? Di Maniero? Ma no, nemmeno di lui. È vero che ha ammazzato due miei fratelli, ma bisogna ammettere che se la sono cercata. Non è stata solo colpa di Maniero. Se lo vedessi, al massimo do stramusoni, ma niente di più. Ho chiuso con il passato. Per sempre».
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Il Gazzettino