Mala del Tronchetto, l'ultimo dei fratelli Rizzi: «Sapevo che mi volevano uccidere, ma avrei sparato prima io»

Sabato 17 Settembre 2022 di Maurizio Dianese
Alessandro Rizzi e l'aula del tribunale

VENEZIA - «Un miracolato io? Semmai loro. Era da cinque anni che sapevo che mi facevano la posta, figuriamoci».
Così Alessandro Doic Rizzi, l'ultimo della dinastia dei fratelli che hanno fatto la storia nera recente di Venezia. «Se mi avessero dato ascolto sarebbero ancora vivi». E invece Massimo e Maurizio Rizzi sono stati ammazzati assieme a Franco Padovan da Felice Maniero e dalla banda dei mestrini formata da Gilberto Boatto, Paolo Pattarello, Giovanni Paggiarin, Gino Causin e Paolo Tenderini.

I fratelli Rizzi erano stati attirati in una trappola proprio dagli uomini di Maniero. «Glielo avevo detto di non fidarsi, me la sentivo. E a mio fratello Maurizio fino all'ultimo gli ho detto di non andare all'appuntamento. Volevano che anch'io fossi della partita e quando mi hanno raccontato che avevano portato le armi e i giubbotti antiproiettile e li avevano dati a Maniero, a mio fratello e a mio cugino ho detto, testuale: Così vi ammazzano con le vostre stesse armi».

FRATELLI AMMAZZATI
Ammazzati e sepolti il 10 marzo 1990 sulle rive del Brenta, il cimitero della banda che fu la più ricca, la più numerosa e la più feroce del Nord Italia. Il Doic, così soprannominato perché biondissimo, fisico imponente anche adesso che ha 62 anni e 25 ne ha passati dietro le sbarre - è l'unico rimasto vivo di cinque maschi. Ed è stato miracolato due volte. «Anche Andrea Zamattio aveva sentito puzza di bruciato: due, forse tre giorni prima ero andato ad un incontro con Felice Maniero. Mi aveva proposto di mettere in piedi un contrabbando di sigarette, che è sempre stata la mia specialità, utilizzando una barca che avrebbe comprato lui. Io gli ho detto di no e poi ho capito che era un modo per farmi andare con i miei fratelli a fare quella rapina inventata che serviva solo per attirarli in trappola. Io dicevo sempre a Maurizio e Massimo che non avevamo bisogno di Maniero, che potevamo fare da soli, che Venezia era già nostra: il primo che ha portato la droga è stato Sandro Radetich, ma poi i miei fratelli, la nostra famiglia. Ora sono rimasto solo io con le mie due sorelle».
Ma c'è mancato poco, la seconda volta, nel 2020. Forse meno della prima. L'agguato infatti era pronto. Pronte le armi, pronto il killer. Ma pronto anche Alessandro Rizzi e pronti pure i carabinieri del tenente colonnello Enrico Risottino. Il Doic infatti ha saputo in tempo che era finito di nuovo nel mirino dei mestrini che volevano cancellare dalla faccia della terra l'intera famiglia. «Mio papà ci ha rovinati tutti, mia mamma invece era giusta, voleva il nostro bene. Uccidendo il Doic, i mestrini, tornati in libertà dopo vent'anni di galera, avrebbero potuto accreditarsi di nuovo come potenti. Avevano anche il nuovo capo, quel Loris Trabujo che un giorno si era divertito a stappare una bottiglia di champagne simbolica. «Tutto nasce cinque anni fa quando uno vicino a loro, ai mestrini, ma anche amico mio, mi avverte che Pattarello e company sono sulle mie tracce. Loris Trabujo, infatti, in un ristorante, ad un certo punto si era fatto dare una bottiglia di champagne e, facendo saltare il tappo, aveva urlato e questa è la testa del Doic E io sono andato in Procura. E ho iniziato a stare attento. Li ho visti un sacco di volte che passavano davanti a casa e si fermavano con la macchina poco più in là. Io ero pronto. Sti stupidi avevano le cimici in macchina e io venivo avvertito in tempo reale dai carabinieri che stavano arrivando. Non ce l'avrebbero mai fatta a farmi fuori. E poi come? Sparando? Ma avrei sparato prima io».

NUOVA VITA
La banda dei mestrini ma soprattutto Paolo Pattarello, accompagnato a volte anche da Loris Trabujo ha fatto più di un giro all'alba dalle parti di Punta Sabbioni dove il Doic lavora con la sua barca, e quando si sono presentati armati all'appuntamento, ecco che casualmente è arrivata una pattuglia dei carabinieri che li ha costretti a rinunciare. Pochi mesi più tardi tutti sono stati arrestati nella mega inchiesta della Procura di Venezia arrivata ieri a processo.
Intanto il Doic è tornato alla vita di sempre, a Punta Sabbioni, un posto dove «vado d'accordo con tutti: io non ho mai fatto del male a nessuno, mi sono sempre e solo difeso. A me piace fare il pescatore. È la mia vita. L'ho promesso a mia mamma, basta con la vecchia vita. Basta per sempre. Se mi voglio vendicare? E che cosa ci guadagno, altra galera? Di Maniero? Ma no, nemmeno di lui. È vero che ha ammazzato due miei fratelli, ma bisogna ammettere che se la sono cercata. Non è stata solo colpa di Maniero. Se lo vedessi, al massimo do stramusoni, ma niente di più. Ho chiuso con il passato. Per sempre».

 

Ultimo aggiornamento: 16:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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