LENTIAI - Maicol aveva paura, temeva per la sua vita. La 22enne originaria di Quero trovata morta nella sua abitazione di Lentiai il 26 gennaio 2016, stroncata da una patologia...
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IL PROCESSO
Renato Carpene, 51 anni, di Sedico, con studio odontotecnico a Trichiana, e Claudio Pietrobon, 58 anni, di Castelfranco sono finiti entrambi di fronte al gup per l’esplosione dei 3 colpi di arma da fuoco contro un’auto a Villa di Villa, nella notte del 29 dicembre 2014. Tre spari contro una Chevrolet grigia, parcheggiata nella pubblica piazza Indipendenza, in uso a R.T. un barista verso cui Carpene avrebbe nutrito sentimenti ostili. Pistolero materiale sarebbe stato Pietrobon, mentre Carpene avrebbe guidato l’auto dalla quale furono esplosi i colpi. Il dentista deve rispondere anche dell’accusa di stalking a Maicol. Ma il processo stenta a decollare: Pietrobon è finito in carcere in Albania per traffico di armi e droga e solo da poco è stata ottenuta l’estradizione (visto che il trevigiano deve scontare un’altra condanna a Padova). Ma la vicenda di Maicol era già approdata nell’udienza preliminare di fronte al giudice Elisabetta Scolozzi a giugno, in una “trasferta” trevigiana. Era stata fissata nell’aula del Tribunale di Treviso perché attrezzata per la videoconferenza con l’imputato detenuto in Albania. In quell’occasione erano presenti anche i legali delle parti offese: oltre all’avvocato Martino Fogliato per i famigliari di Maicol, anche l’avvocato Luciano Perco per le due proprietarie dell’auto crivellata di colpi. Ma l’udienza si è chiusa con un nulla di fatto e non è stato possibile neanche la costituzione di parte civile. Avverrà a settembre quando la vicenda approderà in Tribunale a Belluno: Pietrobon infatti per quella data sarà in Italia e finalmente il processo potrà decollare.
IL MISTERO
Solo con il processo, forse, si riuscirà a far luce sul collegamento tra la sparatoria e le ultime ore di Maicol. Si chiarirà il movente e potranno emergere eventuali spunti investigativi per capire che rapporto avesse questa ragazza con queste due persone. Si sa per certo che nelle ultime ore di vita aveva raccolto elementi, gli audio, in cui aveva registrato le conversazioni con i due imputati. Pur avendo solo 22 anni aveva anche acceso una polizza vita solo qualche mese prima di morire. Temeva per la sua vita dopo aver scoperto che il dentista, il suo datore di lavoro, era quello stalker anonimo che la perseguitava da circa un anno. Nel processo forse si riuscirà a capire anche perché c’erano quei flussi di denaro strani.
LA MORTE
L’inchiesta della Procura, aperta dopo la morte di Maicol ha accertato che la morte è stata naturale, per una patologia congenita che aveva al cuore, e è stata chiusa. Ma i consulenti della famiglia hanno accertato che i grandi stress a cui Maicol era stata sottoposta potrebbero aver accelerato quella patologia. Secondo i famigliari l’insieme delle ultime ore di vita e lo stress immenso avrebbero certamente contribuito a accompagnarla alla morte. E i genitori si chiedono di cosa avesse paura Maicol.
L’APPELLO
La famiglia auspica la collaborazione di tutti per avere la verità sulle ultime ore della figlia. Chiunque avesse parlato con Maicol nelle ore o nei giorni precedenti alla sua morte, si faccia avanti o presso la redazione o presso il legale, avvocato Fogliato, o presso di loro, per capire esattamente quali fossero le reali preoccupazione di questa ragazza. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino