Maestra precaria a 5 euro l'ora: «L’ho fatto per i bimbi», il ministero condannato a risarcirla

Maestra risarcita dal tribunale del lavoro
CONEGLIANO -  «In tutto l’anno scolastico ho guadagnato poco più di 1.500 euro. Non è stato facile non solo a livello economico, ma anche e...

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CONEGLIANO -  «In tutto l’anno scolastico ho guadagnato poco più di 1.500 euro. Non è stato facile non solo a livello economico, ma anche e soprattutto sul piano emotivo. In quelle condizioni, ho scelto di continuare a insegnare fino alla fine pensando esclusivamente ai bambini. Non era giusto che per questioni del genere ci rimettessero gli alunni». Beatrice Valensise, maestra precaria di 55 anni, racconta così l’odissea attraversata tra il settembre del 2018 e il maggio del 2019, quando dopo aver accettato una supplenza part-time alle elementari dell’Ic Brustolon di Conegliano (12 ore a settimana) si è ritrovata a essere assunta il lunedì e licenziata il martedì. Tutte le settimane. Per una paga di 5,50 euro lordi all’ora. A causa di questi continui mini-contratti, ha percepito poco più di 1.500 euro invece di 9mila. Ora, però, il giudice del lavoro del tribunale di Treviso le ha dato ragione su tutta la linea, condannando il ministero a pagare la differenza.



Beatrice Valensise, come ha vissuto quell’anno scolastico? 
«È stata un’esperienza difficile. Era la prima volta che accettavo un incarico part-time. Nello specifico, nell’ambito del potenziamento e delle attività alternative. All’inizio non sembravano esserci problemi. Poi, però, i termini sono cambiati senza una comunicazione esplicita: mi è stato solo detto che visto l’orario parziale era meglio fare dei mini-contratti per le sole giornate di lunedì e martedì».
Quando ha capito che c’era qualcosa che non andava?
«Sono partita fidandomi. Ognuno fa bene il suo lavoro, ho pensato, e così non ho troppo approfondito. Subito dopo, però, hO visto la retribuzione da miseria, nonostante non lavorassi solo il lunedì e martedì e nonostante la partecipazione alle riunioni, agli incontri e a tutte le attività extra anche negli altri giorni della settimana».
Ha chiesto spiegazioni?
«Sì, ma non ho ricevuto risposte chiare. E così mi sono rivolta alla Gilda degli insegnanti di Treviso. Prima abbiamo tentato una conciliazione. Devo dire che ero anche disposta a prendere meno di quanto mi spettava in realtà. Ma è emerso che si poteva procedere solo al riconoscimento dell’intero punteggio per il servizio svolto. Non altro».
E così si è arrivati al tribunale.
«Sì, non è stato semplice. Ma mi sono detta che non stavo rubando nulla: avevo semplicemente fatto il mio lavoro, come tutti. Per questo siamo andati avanti. Non ce l’ho con nessuno, sia chiaro. Però non vorrei che quanto successo a me capitasse anche ad altri insegnanti. Condizioni del genere non sono assolutamente sostenibili».
Adesso continua a insegnare come supplente?

«Ho iniziato nel 1988. In mezzo ho fatto una pausa per altri progetti. Poi ho ripreso. Prima dell’anno scolastico in questione, tra l’altro, avevo già lavorato full-time all’Ic Brustolon. E tutto era andato per il meglio. Adesso sto portando a termine delle specializzazioni. Da settembre tornerò a mettermi a disposizione come supplente».
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Il Gazzettino