Diploma artistico per la maestra elementare: «Un mio sogno»

Katya Montalto, 56enne docente delle Anna Frank sta sostenendo la maturità: «Non si smette mai di imparare»

Diploma artistico per la maestra elementare: «Un mio sogno»
TREVISO - È proprio vero che non si smette mai di imparare. A testimoniare il detto un insegnante delle elementari “Anna Frank” che, a 56 anni, ha deciso di...

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TREVISO - È proprio vero che non si smette mai di imparare. A testimoniare il detto un insegnante delle elementari “Anna Frank” che, a 56 anni, ha deciso di conseguire la maturità artistica, anche per essere d’esempio ai suoi ragazzi. La maestra Katya Montalto, già una laurea in lingue straniere, ha frequentato negli ultimi tre anni il corso serale del liceo artistico e in questi giorni sta sostenendo gli esami. «L’ho fatto per mostrare ai bambini e ai ragazzi che c’è sempre tempo per mettersi alla prova e per inseguire le proprie passioni - racconta la donna, da sempre appassionata di pittura -: non bisogna mai arrendersi. Mi sono resa conto che avrei voluto realizzare quello che era il mio sogno giovanile e ho scoperto anche una passione per la scultura, oltre che per la pittura».

LA PASSIONE

Montalto sin da bambina ha coltivato una profonda passione per l’arte. Poi i suoi studi avevano seguito altri percorsi. Nei prossimi giorni però realizzerà quel suo piccolo sogno: dopo gli scritti, ai primi di luglio, il colloqui orale. «I giovani che stanno crescendo adesso si arrendono molto facilmente - continua l’insegnate - e sono anche parecchio fragili. Invece bisogna sempre mettersi in gioco e darsi obiettivi a lunga scadenza, come ho fatto io, ma anche tante altre persone che hanno frequentato il corso con me. Da ragazzina sognavo di fare l’artistico e invece mi sono tarpata le ali da sola». La pittura, e ora anche la scultura, sono state per Montalto un motore per vivere «con il pennello che è un estensione della mia mano».

IN CATTEDRA

Insegna matematica e inglese e talvolta conciliare lo studio con la professione non è stato semplice, ma i suoi alunni le sono stati sempre vicini. «Sono veramente degli angeli. Quando mi hanno vista stanca perché finivo scuola tardi si sono anche offerti di farmi un massaggio rilassante perché mi vedevano stressata. Pensavo a loro quando ho deciso di intraprendere questa strada». E alle nuove generazioni ha pensato quando si è trovata a scrivere le righe del testo per la prima prova, avendo scelto la traccia più gettonata tra gli italiani, la tipologia C2: una riflessione sul significato dell’attesa nell’era di Whatsapp, partendo dalle riflessioni proposte in un articolo di Marco Belpoliti. «La mia posizione rispetto all’uso dei device e della tecnologia è molto diversa rispetto a quella dei miei compagni di classe giovani - spiega Montalto - perché io cerco di usarli con parsimonia. Mi accorgo degli effetti deleteri che i cellulari e i social network hanno sui ragazzi». Per tanti purtroppo il telefonino e internet sono diventati una dipendenza vera e propria, pure difficile da affrontare. «Vedo che i bambini sono sempre più assenti ogni anno che passa. Si rifugiano in questi spazi virtuali e nella realtà sono sempre più isolati e soli. Si abituano a recepire le informazioni in maniera velocissima senza tenere nulla di quello che imparano e non riescono più a fare fatica per scoprire qualcosa».

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Il Gazzettino