TREVISO - Venerdì firmerà il contratto a tempo indeterminato dopo 15 anni passati a insegnare come supplente alle elementari della Marca. Ma nel giro di tre mesi...
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LA MALEDIZIONE«Sono madre di tre figli, ho una famiglia, un mutuo e così via, come la maggior parte dei docenti magistrali spiega la 37enne . Posso dire di essere una buona insegnante. Amo il mio lavoro e i bambini con cui lavoro. Oggi, come quando ho iniziato, sto ancora imparando. Ok, non ho una laurea. Ho scelto appositamente una scuola che avrebbe reso possibile il mio sogno. Continuerò in un modo o nell'altro a fare ciò che amo, ma soprattutto ad andare a letto la sera con la consapevolezza di non aver mai fatto del male a nessuno e di essere dove sono grazie solo a me stessa. Mi chiedo se coloro che stanno decidendo delle nostre vite, e di quelle delle nostre famiglie, la sera riescano ad addormentarsi così facilmente». Negli ultimi otto mesi lei, come i suoi colleghi in condizioni simili, ha partecipato a diverse proteste organizzate dalla Gilda degli insegnanti. Si è piazzata davanti al centro commerciale Tiziano con un cartello tipo sandwich, ha sfilato con striscioni e ha pure attaccato un adesivo sul lunotto della sua automobile: un cuore rosso con l'hashtag #diplomatimagistrale. Insomma, ha fatto di tutto per far sentire la sua voce. E non ha intenzione di mollare proprio adesso.
CAPARBIETÀ«Ho deciso di venire qui 18 anni fa. Sono stata accolta bene. Non posso dire proprio nulla di negativo su questa terra tira le fila quando ho iniziato a insegnare è stata dura. Facevo supplenze anche di un solo giorno. I soldi non bastavano. Prendevo tra i 300 e i 400 euro al mese. Senza contare le spese, a partire da quelle per le benzina per raggiungere le scuole sparse per la provincia. Nei pomeriggi lavoravo in una pizzeria per cercare di tirare avanti. Ora che sono arrivata al ruolo lo difenderò con le unghie e con i denti. In campagna elettorale tutti ci avevano promesso mari e monti. Adesso, invece, sembra che si siano dimenticati di noi. Ci sentiamo presi in giro. Ma non molliamo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino