Maestra assunta dopo 15 anni: «Ma la dobbiamo licenziare»

Sabato 4 Agosto 2018 di Mauro Favaro
Roberta Stabile, 37enne di Breda
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TREVISO - Venerdì firmerà il contratto a tempo indeterminato dopo 15 anni passati a insegnare come supplente alle elementari della Marca. Ma nel giro di tre mesi potrebbe vederselo revocare. Praticamente un licenziamento annunciato ancora prima dell'assunzione. «Per inseguire il sogno di fare l'insegnante, da 18 anni vivo lontana dalla mia terra e dai miei affetti spiega Roberta Stabile, 37enne di Breda, ma originaria di Salerno : sono sconfortata. Dopo 15 anni di gavetta, giusta e doverosa, per carità, quest'anno anch'io passerei di ruolo. Invece mi ritrovo con un pugno di mosche in mano». E' un paradosso. La strada, però, sembra segnata. Roberta è una dei cento insegnanti delle scuole elementari trevigiane arrivati al ruolo con il diploma magistrale abilitante, senza laurea, conseguito entro il 2001-02. Come i suoi colleghi, è stata inserita nelle graduatorie a esaurimento attraverso  un ricorso al Tar, presentato un paio di anni fa. Ma con riserva. E lo scorso dicembre il Consiglio di Stato in adunanza plenaria ha ribaltato tutto dicendo che i docenti magistrali non andavano inseriti in quegli elenchi. Adesso ogni insegnante attende che la giustizia amministrativa si esprima nel merito del proprio singolo ricorso. E' praticamente un conto alla rovescia. Questione di tempo. Vista la linea dettata dal Consiglio di Stato, appaiono improbabili decisioni diverse. A meno che non intervenga il governo. Ed è proprio quello che ha fatto ieri con il Decreto Dignità. Intanto c'è la proroga di 120 giorni. Ma resta alto il rischio per Roberta di vedersi trasformato il contratto a tempo indeterminato in una supplenza.
LA MALEDIZIONE«Sono madre di tre figli, ho una famiglia, un mutuo e così via, come la maggior parte dei docenti magistrali spiega la 37enne . Posso dire di essere una buona insegnante. Amo il mio lavoro e i bambini con cui lavoro. Oggi, come quando ho iniziato, sto ancora imparando. Ok, non ho una laurea. Ho scelto appositamente una scuola che avrebbe reso possibile il mio sogno. Continuerò in un modo o nell'altro a fare ciò che amo, ma soprattutto ad andare a letto la sera con la consapevolezza di non aver mai fatto del male a nessuno e di essere dove sono grazie solo a me stessa. Mi chiedo se coloro che stanno decidendo delle nostre vite, e di quelle delle nostre famiglie, la sera riescano ad addormentarsi così facilmente». Negli ultimi otto mesi lei, come i suoi colleghi in condizioni simili, ha partecipato a diverse proteste organizzate dalla Gilda degli insegnanti. Si è piazzata davanti al centro commerciale Tiziano con un cartello tipo sandwich, ha sfilato con striscioni e ha pure attaccato un adesivo sul lunotto della sua automobile: un cuore rosso con l'hashtag #diplomatimagistrale. Insomma, ha fatto di tutto per far sentire la sua voce. E non ha intenzione di mollare proprio adesso.
CAPARBIETÀ«Ho deciso di venire qui 18 anni fa. Sono stata accolta bene. Non posso dire proprio nulla di negativo su questa terra tira le fila quando ho iniziato a insegnare è stata dura. Facevo supplenze anche di un solo giorno. I soldi non bastavano. Prendevo tra i 300 e i 400 euro al mese. Senza contare le spese, a partire da quelle per le benzina per raggiungere le scuole sparse per la provincia. Nei pomeriggi lavoravo in una pizzeria per cercare di tirare avanti. Ora che sono arrivata al ruolo lo difenderò con le unghie e con i denti. In campagna elettorale tutti ci avevano promesso mari e monti. Adesso, invece, sembra che si siano dimenticati di noi. Ci sentiamo presi in giro. Ma non molliamo».
Ultimo aggiornamento: 5 Agosto, 11:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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