Sfida il lupo e lascia fuori le pecore: undici capi massacrati

Pecore uccise dal lupo
CHIES D'ALPAGO - Lascia fuori il gregge per vedere se si può ancora osare, pur sapendo che il lupo è in agguato, ma il test è fallito. Il lupo,...

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CHIES D'ALPAGO - Lascia fuori il gregge per vedere se si può ancora osare, pur sapendo che il lupo è in agguato, ma il test è fallito. Il lupo, puntuale, è arrivato azzannando 11 capi di cui 4 uccisi subito e altri 7 rimasti agonizzanti. Da una parte gli allevatori si dicono sempre più esasperati, dall'altra i consiglieri comunali di Chies d'Alpago, che seguono il fenomeno, Ezio Barattin e Franz Zanne si dicono sempre più preoccupati per l'abbandono del territorio e per le ripercussioni in termini di dissesto idrogeologico. Dopo aver letto sulla stampa che, stando ai numeri delle predazioni, quest'anno se ne registravano meno (dati riferiti anche a Il Gazzettino la scorsa settimana da parte del consigliere delegato Franco De Bon), un allevatore con un'azienda agricola in località San Martino dopo aver tenuto il gregge al sicuro durante l'estate ha deciso di portare i suoi capi al pascolo e lasciarle brucare liberamente, come era solito fare prima che il predatore facesse la sua comparsa tra i monti dell'Alpago. Se la prima notte è filata liscia, due giorni fa verso le 5 la brutta scoperta.

 
PRESIDIO DELL'AGNELLO

«Crediamo che sia opportuno arrivare quanto prima alla sigla del protocollo con le altre province montane sul piano di gestione del lupo riferisce Ezio Barattin -. Come amministratori ci troviamo impotenti di fronte al fenomeno dell'abbandono del pascolo, che significa avanzamento del bosco e, soprattutto, problematiche riferibili al dissesto idrogeologico». Alla convivenza con il predatore si arriva solo con gestire il fenomeno. Questo il monito che arriva da Chies d'Alpago. «Un problema che si fa serio, se pensiamo che nelle nostre zone c'è il presidio dell'agnello dell'Alpago, che è una specie che rischia l'estinzione e l'arrivo del lupo ha acuito la questione». 


Circa ai dati di Palazzo Piloni, che ricordiamo non sono definitivi: «Certamente gli allevatori hanno cercato di tenere al sicuro gli animali, ma quando si hanno tanti capi c'è bisogno di spostarsi, di avere spazio». Un conto è recintare qualche metro per una decina di animali, fa capire Barattin, un altro rinchiudere un centinaio di pecore. 
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Il Gazzettino