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Il giorno dopo No nazi pass e Giù le mani dai vaccini, slogan scanditi dai cinquemila no-vax scesi in piazza a Padova, Luciano Flor, il dg della Sanità veneta, prova a giocare la carta dell'ironia. Il direttore generale della Sanità condivide su Facebook un lungo post che in queste ore sta spopolando fra i medici di tutta Italia, stanchi di dover subire le invettive di quanti gridano alla «dittatura sanitaria» e poi magari si lamentano della coda per il tampone da ripetere ogni 48 ore: «Ci sono un sacco di posti dove il green pass non è richiesto. In terapia intensiva per esempio entrano quasi tutti senza, e anche le pompe funebri non fanno storie in genere...». Conti alla mano, la corsa al test per andare al cinema o in palestra senza immunizzazione, solo negli ultimi due giorni è costata alle casse regionali quasi 1,5 milioni di euro.
Il sistema può reggere?
«Noi siamo attrezzati per fare diagnosi e prevenzione. Ma non possiamo pensare di continuare a fare migliaia di tamponi, tenendo in piedi un'organizzazione molto impegnativa, per chi ha scelto di non vaccinarsi. Sarà naturalmente la Giunta a decidere tempi e modi, ma mi pare che le parole del presidente Luca Zaia siano state chiare: per alcune categorie il test diventerà a pagamento».
Con il senno di poi, è stato un errore renderlo libero e gratuito, un mese e mezzo fa?
«Assolutamente no. Ai primi luglio avevamo pochi casi e abbiamo fatto sorveglianza attiva.
Non la pensano così i manifestanti no-vax: come valuta la loro protesta?
«Punirla no, rispettarla... calma. Anche gli anti-vaccini devono rispettare quello che sta succedendo. Mi sbilancio un po' e dico che forse è il momento di diventare tutti un po' più seri. Abbiamo finalmente in mano uno strumento per ridurre l'impatto devastante della malattia sulle persone e sui servizi, ma preferiamo cavalcare un'onda per partito preso? Al di là dell'ideologia, mi appello alla serietà: la sanità non è un fatto individuale, bensì collettivo. Mi stupisco sempre quando sento colleghi parlare a sproposito dei vaccini e mi chiedo come abbiano fatto a diventare medici».
Come stanno procedendo le sospensioni dei sanitari?
«Molti stanno rientrando nei ranghi, non abbiamo più i grandi numeri dell'inizio. Nella mia ultima ricognizione ne ho contati circa 4.000, di cui 500 medici, il resto infermieri e operatori. Dopo alcune verifiche giuridiche, ho deciso di proporre a ciascuno l'alternativa alla sospensione dal servizio e dallo stipendio. Se proprio non intendono vaccinarsi, prospettiamo loro il trasferimento nei reparti Covid, dove non sono pericolosi per i pazienti già positivi».
Perché va a rilento la prenotazione dei nuovi posti?
«Non va così piano, tra venerdì e sabato abbiamo bruciato circa 25.000 dei 100.000 appuntamenti aggiuntivi. Agosto sarà un mese cruciale, con oltre 700.000 dosi prenotabili oggi e iniettabili domani, grazie anche a una uova fornitura straordinaria di Pfizer e Moderna».
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Il Gazzettino