Il dg della Sanità veneta: «Il green pass non è richiesto in terapia intensiva e alle pompe funebri»

Lunedì 9 Agosto 2021 di Angela Pederiva
Il dg Luciano Flor e la manifestazione No green pass a Padova
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Il giorno dopo No nazi pass e Giù le mani dai vaccini, slogan scanditi dai cinquemila no-vax scesi in piazza a Padova, Luciano Flor, il dg della Sanità veneta, prova a giocare la carta dell'ironia. Il direttore generale della Sanità condivide su Facebook un lungo post che in queste ore sta spopolando fra i medici di tutta Italia, stanchi di dover subire le invettive di quanti gridano alla «dittatura sanitaria» e poi magari si lamentano della coda per il tampone da ripetere ogni 48 ore: «Ci sono un sacco di posti dove il green pass non è richiesto. In terapia intensiva per esempio entrano quasi tutti senza, e anche le pompe funebri non fanno storie in genere...».

Conti alla mano, la corsa al test per andare al cinema o in palestra senza immunizzazione, solo negli ultimi due giorni è costata alle casse regionali quasi 1,5 milioni di euro.


Il sistema può reggere?
«Noi siamo attrezzati per fare diagnosi e prevenzione. Ma non possiamo pensare di continuare a fare migliaia di tamponi, tenendo in piedi un'organizzazione molto impegnativa, per chi ha scelto di non vaccinarsi. Sarà naturalmente la Giunta a decidere tempi e modi, ma mi pare che le parole del presidente Luca Zaia siano state chiare: per alcune categorie il test diventerà a pagamento».


Con il senno di poi, è stato un errore renderlo libero e gratuito, un mese e mezzo fa?
«Assolutamente no. Ai primi luglio avevamo pochi casi e abbiamo fatto sorveglianza attiva. Abbiamo insistito tantissimo con il tracciamento dei contatti e siamo andati a fare i tamponi dappertutto: nei centri estivi, nei mercati, nelle fiere, nei centri commerciali, nei parchi divertimento, nelle spiagge. Ora il numero dei positivi è rilevante, mentre quello dei ricoverati è limitato. Se in un fine settimana registriamo 20.000 test più del solito e vediamo che sono tutti antigenici, è chiaro che parliamo della corsa al tampone di chi vuole andare in pizzeria o ha necessità di viaggiare. Ma questa non è più prevenzione, è un'attività che ci distoglie dalla vera priorità che è la vaccinazione, peraltro altrettanto gratuita per i cittadini».


Non la pensano così i manifestanti no-vax: come valuta la loro protesta?
«Punirla no, rispettarla... calma. Anche gli anti-vaccini devono rispettare quello che sta succedendo. Mi sbilancio un po' e dico che forse è il momento di diventare tutti un po' più seri. Abbiamo finalmente in mano uno strumento per ridurre l'impatto devastante della malattia sulle persone e sui servizi, ma preferiamo cavalcare un'onda per partito preso? Al di là dell'ideologia, mi appello alla serietà: la sanità non è un fatto individuale, bensì collettivo. Mi stupisco sempre quando sento colleghi parlare a sproposito dei vaccini e mi chiedo come abbiano fatto a diventare medici». 

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Come stanno procedendo le sospensioni dei sanitari?
«Molti stanno rientrando nei ranghi, non abbiamo più i grandi numeri dell'inizio. Nella mia ultima ricognizione ne ho contati circa 4.000, di cui 500 medici, il resto infermieri e operatori. Dopo alcune verifiche giuridiche, ho deciso di proporre a ciascuno l'alternativa alla sospensione dal servizio e dallo stipendio. Se proprio non intendono vaccinarsi, prospettiamo loro il trasferimento nei reparti Covid, dove non sono pericolosi per i pazienti già positivi». 


Perché va a rilento la prenotazione dei nuovi posti?
«Non va così piano, tra venerdì e sabato abbiamo bruciato circa 25.000 dei 100.000 appuntamenti aggiuntivi. Agosto sarà un mese cruciale, con oltre 700.000 dosi prenotabili oggi e iniettabili domani, grazie anche a una uova fornitura straordinaria di Pfizer e Moderna».

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Ultimo aggiornamento: 10 Agosto, 09:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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