Lockdown di una settimana una volta al mese: la proposta dell'immunologa Antonella Viola

Lockdown di una settimana una volta al mese: la proposta dell'immunologa Antonella Viola
PADOVA - Antonella Viola, immunologa padovana, professoressa di Patologia generale al Bo e direttrice dell’Istituto di ricerca pediatrica, è intervenuta stamani...

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PADOVA - Antonella Viola, immunologa padovana, professoressa di Patologia generale al Bo e direttrice dell’Istituto di ricerca pediatrica, è intervenuta stamani a 24 mattina, di Simone Spetia, sul tema misure da adottare per contrastare la diffusione del Covid. La proposta della professoressa è questa: «Facciamo un lockdown programmato una volta al mese. Una settimana in case e tre con una vita quasi normale». Il lockdown funziona solo se è totale, altrimenti dobbiamo trovare delle misure di convivenza con il virus, dico solo che a Padova questa settimana gli aperitivi si facevano alle 16. La settimana al mese servirebbe a smaltire la diffusione del contagio, se non una settimana, almeno 10 giorni. Adesso una settimana non basta, bisogna intervenire con almeno due settimane, ma l'importante è evitare questi decreti caotici, non vediamo gli effetti di uno e subito ne vediamo un altro: programmiamo.

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Anziani chiusi in casa? Per Viola non è una proposta utile: «Non risolve il problema epidemiologico: la fascia di età dei nuovi contagi e dei ricoveri si è abbassata».

«Non ha senso - dice Viola - oggi al pronto soccorso si presentano pazienti di ogni età, non possiamo far circolare il virus negli altri e tenere chiusi gli anziani». Scetticismo anche sulla chiusura dei negozi prima delle 18: «Fa solo accalcare le persone negli orari d'apertura ed è una decisione punitiva per i cittadini che già non possono uscire per una passeggiata. In questi giorni a Padova l'aperitivo si è fatto dalle 16 alle 18: se restringi gli orari le persone si affollano quando possono».

Sul suo profilo Facebook l'immunologa, poi apre il capitolo scuola: «Diversi membri del Cts dichiarano che il problema dei contagi non sono gli istituti e che chiuderli avrebbe un costo sociale insostenibile - scrive - Quindi non è il Cts. La ministra dell’istruzione le vuole tenere aperte. Quindi non è il Ministero. Ma allora chi vuole chiuderle?».

 

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In una Pandemia i luoghi non sono tutti uguali: lo dice la cronaca e lo dicono i Dpcm . Esistono in pratica degli ambienti che sono più pericolosi di altri, i cosiddetti luoghi "super diffusori". Sono i macelli, le feste private o i funerali ma anche le carceri o, per qualcuno, i trasporti e hanno un'incidenza statistica sulla diffusione del coronavirus più altra di altri.

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Il Gazzettino