Liste d'attesa infinite in Veneto, la soluzione di Zaia: «Richiamiamo gli operatori sospesi perché sono no vax»

Liste d'attesa infinite in Veneto
Presidente Luca Zaia, la Corte dei conti ha bacchettato la Regione Veneto: i fondi destinati allo smaltimento delle liste d'attesa non sono stati spesi. «Non è...

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Presidente Luca Zaia, la Corte dei conti ha bacchettato la Regione Veneto: i fondi destinati allo smaltimento delle liste d'attesa non sono stati spesi. «Non è così, la Corte dei conti, con la parifica del rendiconto della Regione del Veneto, ha accertato che i soldi della sanità non li abbiamo dati ai privati. Siamo la Regione con la minore sanità privata, altro che quello che va dicendo l'opposizione. Dopodiché i privati fanno un egregio lavoro, ma in Veneto la sanità è sostanzialmente pubblica».


Ma è in difficoltà: ci sono circa 200mila prestazioni sanitarie, tra visite, esami e interventi programmati, da smaltire. È solo perché mancano i medici?
«Intanto ricordiamo che noi tutte le assunzioni possibili le abbiamo fatte. Dal 31 dicembre 2019, poco prima dell'emergenza Covid, al 30 aprile 2022, abbiamo assunto 188 medici, 1.844 infermieri, 1.281 operatori sanitari, 192 dirigenti medici».


Come si spiegano allora le lunghe liste d'attesa?
«È un collo di bottiglia. Dobbiamo recuperare le prestazioni saltate durante la pandemia, e questo riguarda tutte le Regioni. Poi va detto che siamo in presenza di un aumento di richieste di prestazioni, basti pensare che da 1.207 accessi al Pronto soccorso al giorno ora arriviamo a quasi 5mila. E anche la richiesta di sanità ambulatoriale è aumentata, oggi è superiore al pre Covid».


Tanta richiesta e pochi medici?
«Già eroghiamo 80mila prestazioni all'anno, se avessimo più professionisti a disposizione faremmo tutto più velocemente. Solo che adesso si sono aggiunte le nuove infezioni. Abbiamo medici e operatori che si sono contagiati e sono a casa in isolamento».


Però c'è gente che aspetta una visita da mesi. Come se ne esce?
«Continuando a lavorare. Prevedendo incentivi al personale. Certo che il fattore limitante è numerico: se mi servono ad esempio 150 operatori e ne ho la metà... È da anni che denuncio la programmazione sanitaria sbagliata, ancora nel 2018 profetizzavo che sarebbero mancati i medici. Ricordo benissimo quando mi sono iscritto all'Università, era l'anno accademico 1987-88, dicevano che chi faceva Medicina sarebbe stato disoccupato. Io ho scelto Veterinaria, col senno di poi oggi sarei un medico di 54 anni. Il fatto è che la domanda di sanità è maggiore di quella che possiamo dare».


Quindi non ci sono soluzioni?


«Una, sì. L'ho già detto al ministro alla Sanità: bisogna reintegrare i sospesi, tutti i medici, gli infermieri e gli operatori che non si sono vaccinati e che sono a casa. La loro pena l'hanno espiata: non hanno lavorato, sono rimasti senza stipendio, poi alcuni si sono ammalati, sono tornati per un periodo con i loro anticorpi. Io sono uno che la legge la rispetta, non è questiuone di sì vax o no vax, il punto è: cosa vogliamo fare con il personale sospeso? Vogliamo fargli un vaccino che per le nuove varianti forse è superato? Diventerebbe un fatto burocratico a questo punto, più che sanitario. In Veneto abbiamo 4.500 medici e infermieri sospesi. Io dico: si faccia un ragionamento serio sulla reintegrazione dei sospesi. Sarebbe linfa in più in un momento in cui siamo in difficoltà».


 

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Il Gazzettino