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PORDENONE - Rimborsi ai cittadini per le visite che devono essere dirottate verso il privato in caso di mancato rispetto dei tempi prestabiliti da parte della sanità pubblica: questa settimana sarà messa a terra la svolta per tappare i buchi degli anni scorsi. L'azienda zero del Friuli Venezia Giulia, infatti, entro il 31 marzo diramerà le linee guida per il regolamento che è chiamato a sbloccare una situazione ammessa dallo stesso assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi. «Se non vengono rispettati i tempi per una prestazione sanitaria, è giusto che il cittadino sia libero di trovare una soluzione alternativa ed ottenga il relativo rimborso - ha spiegato l'esponente della giunta Fedriga -. Capisco che le procedure siano complesse e debbano essere riviste: la norma in materia è in vigore dal 2009 e, fino ad oggi, su di essa nessuno ha mai messo mano. Su questo tema il mandato della giunta regionale verso le aziende sanitarie è chiaro e va nella direzione del cambiamento, mettendo a punto una procedura standardizzata che tuteli il diritto di garanzia di ogni cittadino».
LE DATE
Ecco nel dettaglio qual è l'iter per sbloccare la situazione in Friuli Venezia Giulia: «Nell'ambito di percorsi di miglioramento continuo che caratterizzano le organizzazioni - ha chiarito Riccardi - con una delibera dello scorso mese di gennaio sono state approvate le Linee annuali di gestione per gli enti del Servizio sanitario regionale; in esse è stato disposto che l'Azienda regionale di coordinamento per la salute (Arcs) definisca entro il 31 marzo 2024 le linee guida per la stesura del regolamento aziendale con cui assicurare al cittadino il diritto di garanzia.
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IL CASO
A sollevare il caso era stato ancora diverse settimane fa il consigliere regionale del Partito democratico, Nicola Conficoni: «A causa delle liste di attesa fuori controllo aveva detto il consigliere dem - molte persone rinunciano alle cure e quelle che se lo possono permettere sono costrette a rivolgersi al privato, al di fuori del canale convenzionato, pagandosi interamente di tasca propria visite ed esami che dovrebbe garantire il servizio pubblico. A fronte di questa situazione, nonostante le previsioni di legge, i rimborsi restano un mero diritto astratto. Dal 2019 a oggi l'Asfo ha sborsato solo 200 euro proprio perché la procedura è sconosciuta e difficilmente e accessibile, così i pochi che fanno domanda si vedono anticipare l'appuntamento. L'assessore Riccardi avrebbe dovuto vigilare sulla corretta informazione, ma non lo ha fatto e una volta smascherato dal Pd ha promesso correttivi che tuttavia ancora non si vedono».
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Il Gazzettino