Linea Venezia-Udine, il calvario dei pendolari: due guasti da ko al mese

I treni di questa linea toccano anche Pordenone e grossi centri come Mogliano e Conegliano

Una foto scattata a Treviso ieri mattina alle 7.22: una pioggia cancellazioni sulla linea Venezia-Udine
PORDENONE - Due punti caldi: Mogliano Veneto e Sacile, in provincia i Pordenone. Centraline che si guastano alla prima pioggia, deviatoi datati che danno problemi con una...

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PORDENONE - Due punti caldi: Mogliano Veneto e Sacile, in provincia i Pordenone. Centraline che si guastano alla prima pioggia, deviatoi datati che danno problemi con una frequenza preoccupante. Treni costretti a fermarsi per le ripercussioni di malfunzionamenti che vengono a galla a cento chilometri di distanza dal punto raggiunto in quel momento dal singolo convoglio. E ritardi che come successo tra la serata di martedì e il primo mattino di ieri, non di rado toccano le due ore. A patto che il treno ci sia, perché di norma una volta al mese fioccano pure le cancellazioni. Il tutto guarnito da un dato di fatto: la linea rimarrà la stessa almeno fino alla fine del decennio. È il triste destino della tratta ferroviaria Venezia-Udine: attraversa una delle zone più produttive del Paese ma è inchiodata a livello tecnologico agli anni Sessanta. 


COSA SUCCEDE
Due guasti “bloccanti” al mese. Significa che ogni 15 giorni un problema dalla dinamica maggiore, quindi in grado di bloccare fisicamente la marcia dei treni, condiziona i transiti sulla linea Venezia-Udine. Lo sanno bene i passeggeri della Marca e del Friuli Venezia Giulia. Migliaia di persone che si spostano tutti i giorni. Il problema principale è quello delle centraline, che governano la rete elettrica. Il 7 marzo si è guastata quella di Mogliano Veneto, snodo cruciale sulla Venezia-Udine. Tra la serata di martedì e la mattinata di ieri è successo di nuovo. Zero corrente, treni fermi. La stessa cosa è capitata a fine marzo e a metà febbraio a Sacile. La fonte del problema? Sempre una centralina. Nella cittadina sul Livenza a marzo si è bloccato un deviatoio (è il meccanismo che regola gli scambi ferroviari), generando un altro blocco della circolazione. Eppure l’ondata di maltempo che ha colpito Veneto e Friuli Venezia Giulia martedì non era tra le peggiori. Tanto è bastato, però, per mandare in tilt più di 120 chilometri di binari, convogli, passeggeri. «Le forti raffiche di vento e il crollo delle temperature sono state una combinazione micidiale per la linea ferroviaria», si è letto nelle note ufficiali in merito al guasto di ieri mattina, con ritardi fino a 70 minuti e treni cancellati. L’intervento dei tecnici ha permesso un lento ritorno alla normalità, anche se i ritardi sono andati avanti fino a dopo mezzogiorno. 


IL QUADRO


Un’altra linea ferroviaria che collega il Friuli Venezia Giulia al Veneto è in questi mesi sotto i ferri. Si parla in questo caso della Venezia-Trieste, che transitando da Portogruaro raggiunge l’aeroporto di Ronchi dei Legionari (Go) per poi puntare sul capoluogo del Fvg. Il progetto di potenziamento del tracciato Venezia Mestre-Ronchi Sud prevede l’eliminazione di punti singolari o tratte che condizionano l’attuale velocità di tracciato, per far viaggiare i treni a una velocità massima di 200 chilometri orari. Un piano che Rfi conta di portare a compimento entro il 2027. La linea Venezia-Udine, invece, è di fatto dimenticata. La velocità massima di percorrenza (inclusi Italo e Frecce) è di 150 chilometri orari. È la stessa che si poteva raggiungere negli anni Sessanta. Non è cambiato nulla. E all’orizzonte non ci sono interventi sostanziali, se non quelli legati alla manutenzione ordinaria e straordinaria. Il tracciato che attraversa città come Treviso e Pordenone per arrivare a Udine rimarrà lo stesso. Cioè un percorso vecchio e soggetto ai guasti. «Rete ferroviaria italiana - ha spiegato l’assessore regionale alle Infrastrutture del Friuli Venezia Giulia, Cristina Amirante - passerà ad affrontare il problema della Udine-Venezia solamente dopo la conclusione del potenziamento della linea “bassa”». Quindi dopo il 2030, dal momento che i lavori non sono nemmeno tra quelli in calendario tra il 2027 e la fine del decennio. 
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Il Gazzettino