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BELLUNO - Non è esattamente quel che si dice una sponsorizzazione quella che il noto cantautore Luciano Ligabue ha speso per Belluno. Qui, a cavallo del nel 1980, trascorse un anno come militare di leva. E il suo ricordo è pessimo. Non tanto dei dodici mesi trascorsi in città, ma della sua esperienza in caserma. Lo ha raccontato lo stesso Ligabue in una lunghissima intervista uscita due giorni or sono su Il Correre della Sera: un colloquio con Aldo Cazzullo che è servito come anticipazione e lancio dell'autobiografia Una storia, in uscita proprio oggi per i tipi di Mondadori. Questo il ricordo dell'anno di naia a Belluno: «Ma Lucio mi rese felice. Del resto devo a lui la sopravvivenza durante l'anno più brutto della mia vita: il militare a Belluno, tra prevaricazioni inutili e crudeltà volgari, insulti e gavettoni di piscia di mulo. Per resistere ascoltavo Futura di Dalla, oltre a Patriots di Battiato. E leggevo Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli». Nato a Correggio, provincia di Reggio Emilia, nel 1960, come tanti suoi conterranei, anche il giovane Luciano fu destinato a svolgere il Car (centro addestramento reclute) a Belluno. Quel che è sicuro è che rimase in città e alla sera, terminate le attività in caserma, avrà sicuramente passeggiato sul Listòn, allora inflazionato da cadenze e dialetti che certificavano la provenienza di giovani da tutta Italia, avrà mangiato la pizza in uno dei moltissimi locali che per anni si sono sostenuti proprio sui militari. Nell'attesa di rientrare in caserma al momento dell'appello serale. Un'esperienza quasi sicuramente affrontata nella caserma Salsa. Ma Ligabue non dice in quale altra sede fu destinato. Ma quel che è certo è che si scontrò con un certo nonnismo fatto di sciocchezze certo, ma anche di cattiverie pesanti, di vere e proprie umiliazioni. Ligabue, che nell'intervista racconta di essere tuttora un timido, evidentemente subì e fu sopraffatto da questo clima. Né, pare di capire, nessuno intervenne per spezzare la catena di atti di nonnismo che lo hanno segnato a tal punto che anche oggi, a distanza di più di quarant'anni dai fatti di allora, egli ricorda in maniera tanto vivida quanto pesante.
Il Gazzettino