La risposta è repentina. Muscolare. Non passano troppe ore dal diffondersi della notizia del liceo Marco Polo vietato ai militari in occasione del 4 novembre, per volere di...
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LA VICENDA Ricapitoliamo: lunedì scorso in occasione e in previsione del 4 novembre, anniversario della fine della Grande Guerra - giorno in cui si celebrano anche le Forze Armate e l’Unità nazionale - era previsto al Marco Polo un incontro con il tenente di vascello Elena Gravina, della scuola navale militare Francesco Morosini e con il tenente Maria Grazia Ponzano, comandante della sezione operativa 2° Nucleo Operativo metropolitano Venezia della Guardia di Finanza. Il preside Gianni Maddaloni aveva inserito l’incontro tra gli appuntamenti obbligatori per le classi dell’ultimo anno.
Ma non aveva fatto i conti con le rappresentanze sindacali dell’istituto comprensivo che riunisce gli indirizzi classico, musicale e artistico. In una lettera inviata al preside infatti si contestava l’iniziativa su due piani: quello di organizzazione della didattica e quello ideologico, tanto che il dirigente scolastico si è visto costretto a pubblicare una comunicazione in cui, contrariamente a quanto stabilito in precedenza, veniva dichiarato il carattere di “volontarietà” di frequenza all’incontro. Il risultato? La diserzione della conferenza da parte della maggior parte degli studenti in nome del pacifismo. «Noi docenti quotidianamente educhiamo i nostri studenti ai valori della non violenza, della pace e del dialogo», si legge nella lettera che poi cita l’articolo 11 della Costituzione in cui si ricorda come «l’Italia ripudia la guerra».
L’ASSESSORE DONAZZAN
«Questi docenti non meritano di insegnare in una scuola italiana, perché nel loro ruolo di educatori si stanno dimostrando irrispettosi della Costituzione e delle Leggi italiane - ha continuato l’assessore regionale Donazzan - La Costituzione infatti riconosce l’importanza delle Forze Armate quale organo a difesa dello Stato, e una Legge italiana dedica alle Forze Armate la giornata dell’anniversario della firma dell’armistizio che segnò la fine della Grande Guerra. La polemica mossa da questi insegnanti è completamente fuori luogo: dimostrano un atteggiamento sovversivo, perché contestare le Forze Armate significa disobbedire alle leggi e all’ordinamento dello Stato, nonché mancare di rispetto a chi indossa ogni giorno con grande orgoglio la propria divisa».
SILENZIO A SCUOLA Mentre il preside Gianni Maddaloni si trincera dietro a un «preferisco non commentare né rilasciare dichiarazioni», Venezia si schiera a fianco del dirigente scolastico del Marco Polo.
«È evidente che anch’io mi sono sentito a disagio di fronte a fatti del genere: credo sia stato fatto un grosso errore da parte dei professori che hanno voluto sabotare o ostacolare questo incontro correndo il rischio di tramutare tutto in una manovra politica - è stato il commento dell’assessore alla Coesione sociale Simone Venturini - La scuola deve aiutare i ragazzi a pensare con la loro testa e farsi delle idee, per questo dovrebbero ascoltare tutti. Dimostra, questo comportamento, la volontà di politicizzare una festa che è di tutti, come il 25 aprile. Mi pare un autogol da parte di chi ha preso in carico questa battaglia. Desidero mandare un abbraccio alle forze dell’ordine e alle forze armate per quello che fanno in difesa nostra e della Costituzione».
Contro i docenti «sabotatori» del Marco Polo, anche i consiglieri comunali Maurizio Crovato e Ciro Cotena. «Negli ultimi tempi il Marco Polo non sembra un liceo molto sereno e pacifico. Ora boicottare la presenza di due ufficiali delle Forze armate invitate dallo stesso dirigente scolastico in occasione del 4 novembre in virtù di un non ben definito pacifismo dettato dai docenti, non pare molto educativo - ha attaccato Crovato - La scuola è confronto e dibattito a 360 gradi, mancare di rispetto a due rappresentanti delle istituzioni militari è solo maleducazione. Ci sono 7.400 soldati italiani nel mondo in missione di pace. Martiri in Iraq, Libano, Afganistan morti per difendere cittadini indifesi in nome della pace e dell’umanità». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino