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PADOVA - «La mia scelta personale vale meno di una risma di carta»: è racchiusa in queste parole l'amarezza di Luca per essersi visto negare dal preside della scuola la possibilità di essere inserito tra i candidati alla rappresentanza d'istituto con il nome nel quale ora si riconosce. E non con quello di Paola, riportato ancora nella sua carta di identità. Siamo al liceo classico Tito Livio di Padova, l'istituto più blasonato della città in cui di diplomò anche l'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Luca ha 16 anni e la sua "guerra" per veder accettata la sua nuova essenza parte dai manifesti appesi ai muri della scuola con i nomi da eleggere. Lì è ancora Paola, un passato ormai lontano. Il preside Rocco Bello, accusa lo studente, non vuole cambiare quanto riportato ancora sulla carta d'identità.
«Mi ha stupito la sua intransigenza - dice Luca - e mi ha ferito.
Il direttore dell'Ufficio scolastico regionale, Carmela Palumbo, chiede tempo per verificare i fatti. «Penso che si debba approfondire nel merito la questione - osserva - la scuola è un ambiente di norma estremamente tollerante». A chiedere che la storia di Luca venga chiarita è anche il deputato padovano del Pd, Alessandro Zan, relatore della legge contro l'omotransfobia. «Mai la scuola, in quanto istituzione primaria nella formazione delle nuove generazioni, si può rendere responsabile di discriminazioni - sottolinea - né può creare situazioni di disagio per i propri studenti».
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