OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
UDINE - «A me interessa la riabilitazione più del resto». Dice così Giancarlo Diminutto, ex direttore generale della Bcc della Bassa Friulana, dopo la sentenza della Corte di appello di Trieste-Collegio del lavoro, che ha accolto il suo appello contro il pronunciamento del Tribunale di Udine del 17 settembre 2015, riformando integralmente la sentenza di primo grado e dichiarando illegittimo il suo licenziamento disposto dalla banca il 27 marzo 2014. Il risarcimento che PrimaCassa-Credito cooperativo Fvg (che nel frattempo ha incorporato la Bcc della Bassa) dovrà pagare per il danno derivato dal licenziamento ritenuto illegittimo dalla Corte, secondo i calcoli dello stesso ex funzionario, ammonterebbe a «502mila euro comprese le rivalutazioni, cui si aggiungono quasi 37mila euro di spese legali». Ma, lo ripete, «a me interessa più di tutto il risarcimento morale». Una vita nel mondo delle banche, Diminutto, che vive a Castions di Strada, prima di arrivare alla Bcc della Bassa (dove è stato dal 2010 al 2014), che aveva sede proprio nel suo paese, aveva alle spalle 30 anni di servizio: era stato anche in forza alla Federazione regionale delle Bcc e per sei anni aveva guidato la Bcc di San Giorgio e Meduno.
Il 27 marzo del 2014 era arrivato il licenziamento per giusta causa, deliberato dal Cda dell'istituto di credito della Bassa, «con 15 contestazioni», come ricorda lui stesso.
LA BANCA
Il presidente di PrimaCassa Fvg Giuseppe Graffi Brunoro, nel ricordare come la vicenda risalga «a 8 anni fa, ben prima della nascita di PrimaCassa», sottolinea che «di questa sentenza della Corte di Appello abbiamo per ora solo il dispositivo. Bisogna leggere le motivazioni. Poi valuteremo il da farsi. È una vicenda complicata. Va ricordato che in primo grado la Banca aveva avuto ragione al 100%. Ma è andata così. La sentenza è chiara». Il risarcimento, che Diminutto stima in 502mila euro? «Un importo coerente con quello che nel tempo avevamo accantonato. È equivalente a quello che qualche anno fa era stato proposto in transazione. Non è una sorpresa per la Banca. Il fondo rischi è più che capiente».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino