Licenziamento dell'ex vicedirettore della Bcc: «Provvedimento illegittimo, risarcimento da mezzo milione»

Venerdì 30 Settembre 2022
Tribunale di Trieste

UDINE - «A me interessa la riabilitazione più del resto». Dice così Giancarlo Diminutto, ex direttore generale della Bcc della Bassa Friulana, dopo la sentenza della Corte di appello di Trieste-Collegio del lavoro, che ha accolto il suo appello contro il pronunciamento del Tribunale di Udine del 17 settembre 2015, riformando integralmente la sentenza di primo grado e dichiarando illegittimo il suo licenziamento disposto dalla banca il 27 marzo 2014.

Il risarcimento che PrimaCassa-Credito cooperativo Fvg (che nel frattempo ha incorporato la Bcc della Bassa) dovrà pagare per il danno derivato dal licenziamento ritenuto illegittimo dalla Corte, secondo i calcoli dello stesso ex funzionario, ammonterebbe a «502mila euro comprese le rivalutazioni, cui si aggiungono quasi 37mila euro di spese legali». Ma, lo ripete, «a me interessa più di tutto il risarcimento morale». Una vita nel mondo delle banche, Diminutto, che vive a Castions di Strada, prima di arrivare alla Bcc della Bassa (dove è stato dal 2010 al 2014), che aveva sede proprio nel suo paese, aveva alle spalle 30 anni di servizio: era stato anche in forza alla Federazione regionale delle Bcc e per sei anni aveva guidato la Bcc di San Giorgio e Meduno.

Il 27 marzo del 2014 era arrivato il licenziamento per giusta causa, deliberato dal Cda dell'istituto di credito della Bassa, «con 15 contestazioni», come ricorda lui stesso. Erano state ritenute «inaccoglibili tutte le giustificazioni» da lui presentate. Come si legge nel dispositivo della sentenza, arrivata dopo un processo di 8 anni, la Corte, accertato «il diritto alla reintegra» e dato atto «che questa è attualmente preclusa dall'intervenuto pensionamento» di Diminutto dal 1. aprile 2019, ha condannato PrimaCassa «a risarcire al signor Diminutto il danno conseguente all'illegittimo licenziamento, quantificato nella somma mensile di 7.498,47 euro» corrispondente all'ultima retribuzione netta, per 5 anni, dal 27 marzo 2014 al 31 marzo 2019, con la rivalutazione monetaria e «gli interessi di legge», «salva la detrazione dell'aliunde perceptum» pari a «8.573,09 euro». PrimaCassa è stata anche condannata a versare i contributi per il periodo. Spese di lite compensate per metà, ma la società dovrà rifondere a Diminutto la parte residua, «liquidata in 10mila euro per il primo grado e 15mila per l'appello» oltre alle spese generali.

LA BANCA
Il presidente di PrimaCassa Fvg Giuseppe Graffi Brunoro, nel ricordare come la vicenda risalga «a 8 anni fa, ben prima della nascita di PrimaCassa», sottolinea che «di questa sentenza della Corte di Appello abbiamo per ora solo il dispositivo. Bisogna leggere le motivazioni. Poi valuteremo il da farsi. È una vicenda complicata. Va ricordato che in primo grado la Banca aveva avuto ragione al 100%. Ma è andata così. La sentenza è chiara». Il risarcimento, che Diminutto stima in 502mila euro? «Un importo coerente con quello che nel tempo avevamo accantonato. È equivalente a quello che qualche anno fa era stato proposto in transazione. Non è una sorpresa per la Banca. Il fondo rischi è più che capiente».
 

Ultimo aggiornamento: 12:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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