PORDENONE - Una mobilitazione è in atto per salvare una bimba di tre anni affetta da leucemia. Elisa, di Pordenone, ricoverata al "Bambino Gesù" di Roma,...
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L'invito è stato rilanciato dai social. Sulla pagina Facebook "Salviamo Elisa" arrivano immagini da tutto il mondo di persone che si recano in ospedale nella speranza di essere compatibili. La mobilitazione un risultato l'ha già raggiunto: il Registro dei donatori - che ha un database internazionale - si sta ingrossando e tanti pazienti affetti da leucemia e mieloma potranno avere una speranza in più. E in effetti per la piccola Elisa «sono stati già individuati alcuni donatari potenzialmente compatibili e altri sono in fase di studio». La ricerca sta comunque andando avanti per ricercarne uno con la massima compatibilità. La precisazione arriva dal Centro nazionale trapianti assieme all'IBMDR (Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo), d'intesa con le associazioni Admo e Adoces, e all'ospedale Bambino Gesù dove la bambina è in cura, in seguito alla mobilitazione in corso sulla Rete e sui social network, lanciata dai genitori.
«Le condizioni cliniche della bimba, attualmente in trattamento farmacologico, sono stabili e non richiedono un trapianto di cellule staminali emopoietiche in condizioni di urgenza; come previsto dai protocolli clinici, in questo intervallo di tempo si è già proceduto a ricercare dei potenziali donatori», si spiega in una nota. Si ricorda anche che la ricerca di un donatore volontario, nel caso in cui si rendesse necessaria questa terapia, è curata dal Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo - IBMDR che ha sede presso gli Ospedali Galliera di Genova. Il Registro italiano è collegato ai Registri di tutto il mondo e procede ad interrogarli seguendo protocolli nazionali e internazionali, come avviene per ogni singolo paziente che ha bisogno di un trapianto. Si fa presente inoltre che, nel caso in cui non dovesse essere possibile identificare attraverso il Registro IBMDR un donatore idoneo e compatibile a causa delle caratteristiche genetiche della paziente, si può procedere lo stesso ad un trapianto utilizzando cellule staminali emopoietiche da un familiare parzialmente compatibile (altrimenti detto «trapianto aploidentico»).
«La struttura presso cui la bimba è in cura risulta uno dei centri pediatrici a livello nazionale e internazionale con maggiore esperienza in questa particolare procedura», conclude la nota.
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Il Gazzettino