Legionella e virus del Nilo, infetti due pazienti: uno è grave

Legionella e virus del Nilo, due casi in provincia
PORDENONE - Legionella e virus del Nilo. Il laboratorio dell'ospedale di Pordenone ha isolato due casi su altrettanti pazienti. La legionella, ha colpito un anziano che si...

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PORDENONE - Legionella e virus del Nilo. Il laboratorio dell'ospedale di Pordenone ha isolato due casi su altrettanti pazienti. La legionella, ha colpito un anziano che si trova ricoverato in gravi condizioni al Santa Maria degli Angeli. Il Virus del Nilo èstato invece individuato in una sacca del sangue di un donatore che al momento non ha sintomi.   

West Nile: c’è il primo contagio nella Destra Tagliamento. Dopo che nei giorni scorsi l’Azienda sanitaria aveva lanciato l’allarme circa la presenza di zanzare infette, ieri mattina è stato isolato l’Rna del virus, cioè la molecola, nella sacca di sangue di un donatore che, tuttavia, almeno per ora, non ha manifestato alcun sintomo riconducibile all’infezione. La sacca di sangue è stata distrutta e l’uomo è stato contattato e messo al corrente del responso del test di laboratorio. «La sintomatologia differente - spiega Massimo Crapis, infettivologo dell’Azienda sanitaria - non facilita il lavoro di noi medici nell’individuare la malattia. I sintomi in generale sono molto simili a quelli di una generica influenza: febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, ma anche brividi, disturbi alla vista, torpore e convulsioni. Alcuni effetti della malattia, in casi estremi, possono essere anche permanenti, pertanto la raccomandazione è di prestare la massima attenzione ai primi segnali di febbre. La West Nile, se non presa per tempo, può essere anche letale». 
IL BATTERIO
Esattamente come la legionellosi. Nei giorni scorsi all’ospedale Santa Maria degli Angeli si era presentato un anziano, che risiede in un comune del Friuli Occidentale, che presentava i sintomi della polmonite. All’uomo, che si era rivolto al proprio medico di base, era stata somministrata una cura specifica che, però, non stava facendo effetto. Anzi le sue condizioni di salute, già compromesse da alcune patologie e dal fatto di essere immunodepresso, stavano peggiorando. Dopo una radiografia ai polmoni, i medici hanno pensato bene di approfondire il quadro e di affidarsi ai test di laboratorio di microbiologia. Il responso ha confermato che l’anziano aveva contratto il batterio della legionella. «Non sappiamo l’origine del contagio – ammette Crapis – ma è probabile che la causa sia riconducibile alla mancanza di manutenzione del sistema di climatizzazione domestico. Queste, tuttavia, saranno indagini che faranno i tecnici preposti». Le condizioni dell’uomo sono gravi. Si trova ricoverato nel reparto di Medicina d’urgenza dell’ospedale civile di Pordenone e soltanto nelle prossime ore si potrà capire se riuscirà a sopravvivere. «È il primo caso di legionella che riscontriamo in un paziente – evidenzia l’infettivologo – e non è il caso di lanciare alcun tipo di allarmismo. In questa stagione, in particolare, è possibile avere un incremento di casi. Anche in questo caso, come la West Nile, non è automatico arrivare subito ad una diagnosi. E, soprattutto, non è detto che la cura faccia effetto. Il tasso di mortalità è proporzionato all’aggressività del batterio e, in modo particolare, allo stato di avanzamento della malattia». 
LA MALARIA

Sono invece una decina i casi di malaria registrati da giugno ad oggi. Si tratta di persone tornate da un viaggio nei paesi tropicali. È stato sufficiente che venissero in contatto con la zanzara anofele per contratte le malaria. Hanno cominciato ad accusare febbre alta con brividi - sino a 40 gradi - due o tre settimane dal ritorno dal viaggio. Nessuno – è bene chiarirlo – è in pericolo di vita e tanto meno la malaria è contagiosa. «Quelli che abbiamo gestito -assicura Crapis - sono casi di importazione, abbiamo la sicurezza che tutti si sono ammalati in Africa. Chi per turismo o per viaggio di lavoro e chi perché, tornando nel suo paese d’origine, non si è prima sottoposto alla profilassi».
Alberto Comisso Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino