PORDENONE - C’è anche il nome di Vannia Gava, la deputata leghista sacilese, nell’inchiesta dell’Unità di informazione finanziaria, l’ufficio...
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L’ACCUSA
La Lega, che a pochi giorni dalle elezioni regionali e dal referendum è costretta a fronteggiare anche un’inchiesta che ha portato all’arresto di tre commercialisti vicini al partito, si trova a fronteggiare nuove accuse. Secondo l’ufficio antiriciclaggio della Banca d’Italia, infatti, le operazioni legate ai bonifici che dalla Lega si sono mossi verso i singoli parlamentari sarebbero «sospette», in quanto permetterebbero ai deputati di ottenere sgravi fiscali sulle donazioni di denaro. In particolare, riferendosi ai bonifici facenti capo alla deputata sacilese Vannia Gava, la relazione evidenzia come il bonifico a suo favore (datato 8 agosto 2018), «preceda di due giorni» il movimento opposto, cioè il flusso da Gava alla Lega stessa. Ciò che teorizza l’ufficio della Banca d’Italia, quindi, è l’esistenza di un “meccanismo”. Ed è anche la tesi screditata e contrastata con forza nelle scorse ore dalla stessa Gava, che appresa la notizia non ha escluso la necessità di tutelarsi nelle sedi opportune.
LA DIFESA
«Oggettivamente - ha esordito la parlamentare sacilese del Carroccio - si sta parlando del nulla. I soldi a cui fa riferimento l’inchiesta - ha proseguito - sono stati semplicemente restituiti a me dal partito, in quanto ero stata io stessa, attingendo alle mie risorse personali a prestarli alla Lega per affrontare la campagna elettorale». Si parla in questo caso dell’avvicinamento alle Politiche del 2018. «Non è nulla di clamoroso e conservo ancora correttamente tutte le ricevute - ha spiegato l’ex sottosegretario all’Ambiente del governo Conte-uno -. Non mi sono mai nascosta e ho sempre messo la faccia in primo piano. A cinque giorni dalle elezioni regionali - è passata all’attacco la deputata leghista - si tratta di affermazioni altamente offensive e lesive della mia immagine. Non ho ottenuto alcuno sgravio fiscale da quelle operazioni: è tutto trasparente, si trattava di un prestito infruttifero al partito che mi è stato restituito. Tutelerò ovunque la mia immagine». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino