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PADOVA - «Il commissario regionale Alberto Stefani dice che i panni sporchi si lavano in casa. Benissimo, ma qual è la nostra casa? Una casa esiste ancora?». Alle sette di sera il consigliere regionale Fabrizio Boron risponde al telefono, sceglie una metafora per andare dritto al punto e poi per 13 minuti si sfoga come il Brenta in piena. Ce l'ha con i vertici della Lega e con la loro gestione della campagna elettorale padovana. Per due giorni ha letto sui giornali il botta e risposta interno al partito, ora interviene mettendo in fila tre concetti. Il primo: «I problemi ci sono eccome e io l'avevo già detto tre mesi fa». Il secondo: «Andando avanti così, chi governa il partito rischia di fare la fine di Flavio Tosi». Il terzo: «C'è ancora tempo per sederci al tavolo e coinvolgere i militanti sulla scelta del candidato sindaco».
La posizione di Boron è importante perché non stiamo parlando di un leghista qualunque: iscritto al partito da 30 anni, è stato assessore di peso a Padova, presidente della commissione regionale Sanità ed è ancora consigliere regionale eletto con la Lista Zaia. Boron parla di Padova, ma sa bene che la guerra interna al Carroccio è un tema ben più esteso.
LO SCENARIO
Il punto di partenza è l'elezione del sindaco in programma (salvo slittamenti provocati dal Covid) il prossimo giugno.
L'ATTACCO
Sul tema ieri il governatore Luca Zaia ha tagliato corto in conferenza stampa: «Siamo qui per parlare del Covid». A parlare eccome di politica è invece Boron, che lo scorso ottobre era stato il primo con un'intervista al Gazzettino a contestare il metodo dell'operazione Peghin. Ora rincara: «Non si possono prendere decisioni senza coinvolgere né i militanti né gli altri esponenti istituzionali. Io sono un consigliere regionale, l'unico eletto su Padova, e non sono mai stato interpellato. Era stato annunciato un tavolo padovano, che fine ha fatto? Le elezioni non si vincono su Facebook».
«Non ho nulla contro Peghin - insiste - anche se non lo conosco e già questo la dice lunga. Io ne faccio una questione di metodo. Quello che ha detto il sindaco Bano è condiviso da tanti iscritti, i malumori ci sono e vanno ascoltati. Da troppo tempo non ci si riunisce per discutere». Questo attacco potrebbe portare ad un provvedimento anche per Boron, che però fa spallucce: «Non ho timore di nulla. Come mio papà mi ha sempre insegnato: male non fare, paura non avere». Un mese fa ha presentato l'associazione Vale Padova. Potrà esserci una corsa elettorale alternativa? «Ci penso».
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Il Gazzettino