Lega, cresce il malumore, Boron accuse al commissario Stefani: «Qui non c'è più una casa»

Il consigliere regionale eletto con la lista Zaia parla del caso Padova ma ormai la "guerra" è più estesa

Martedì 18 Gennaio 2022 di Gabriele Pipia
Salvini all'apertura della sede Lega a Noventa padovana
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PADOVA - «Il commissario regionale Alberto Stefani dice che i panni sporchi si lavano in casa. Benissimo, ma qual è la nostra casa? Una casa esiste ancora?». Alle sette di sera il consigliere regionale Fabrizio Boron risponde al telefono, sceglie una metafora per andare dritto al punto e poi per 13 minuti si sfoga come il Brenta in piena. Ce l'ha con i vertici della Lega e con la loro gestione della campagna elettorale padovana. Per due giorni ha letto sui giornali il botta e risposta interno al partito, ora interviene mettendo in fila tre concetti. Il primo: «I problemi ci sono eccome e io l'avevo già detto tre mesi fa». Il secondo: «Andando avanti così, chi governa il partito rischia di fare la fine di Flavio Tosi». Il terzo: «C'è ancora tempo per sederci al tavolo e coinvolgere i militanti sulla scelta del candidato sindaco».
La posizione di Boron è importante perché non stiamo parlando di un leghista qualunque: iscritto al partito da 30 anni, è stato assessore di peso a Padova, presidente della commissione regionale Sanità ed è ancora consigliere regionale eletto con la Lista Zaia.

Boron parla di Padova, ma sa bene che la guerra interna al Carroccio è un tema ben più esteso.


LO SCENARIO

Il punto di partenza è l'elezione del sindaco in programma (salvo slittamenti provocati dal Covid) il prossimo giugno. Il commissario cittadino Massimo Bitonci e il commissario regionale Alberto Stefani hanno puntato forte sull'ex presidente di Confindustria Padova, Francesco Peghin: lo hanno presentato a Matteo Salvini, hanno incassato il suo sì e hanno condiviso la scelta con Forza Italia. Il lancio ufficiale non c'è ancora stato perché si attende di definire l'accordo con FdI, ma intanto la miccia che covava sotterranea ha innescato l'incendio interno alla Lega. A soffiare sul fuoco è stato Marcello Bano, neoletto sindaco di Noventa Padovana, su Telecittà: «Ci sono scelte calate dall'alto che gli amministratori mal digeriscono. Nessuno chiede a noi chi vedremmo bene come candidato? Di sicuro per me non può essere una brutta copia di Giordani». Bano raggruppa un fronte (per ora piccolo, nei prossimi mesi si vedrà) di sindaci critici. Intanto il commissario Stefani replica duramente: «Chi esce sui giornali contro il partito, lo fa per fare del male alla Lega. Perché non alzare il telefono, invece di girare dichiarazioni ai giornali? Queste cose sono state sempre sanzionate pesantemente. Sarà così anche questa volta». E Salvini avrebbe subito ordinato: «Bano va cacciato».


L'ATTACCO

Sul tema ieri il governatore Luca Zaia ha tagliato corto in conferenza stampa: «Siamo qui per parlare del Covid». A parlare eccome di politica è invece Boron, che lo scorso ottobre era stato il primo con un'intervista al Gazzettino a contestare il metodo dell'operazione Peghin. Ora rincara: «Non si possono prendere decisioni senza coinvolgere né i militanti né gli altri esponenti istituzionali. Io sono un consigliere regionale, l'unico eletto su Padova, e non sono mai stato interpellato. Era stato annunciato un tavolo padovano, che fine ha fatto? Le elezioni non si vincono su Facebook».
«Non ho nulla contro Peghin - insiste - anche se non lo conosco e già questo la dice lunga. Io ne faccio una questione di metodo. Quello che ha detto il sindaco Bano è condiviso da tanti iscritti, i malumori ci sono e vanno ascoltati. Da troppo tempo non ci si riunisce per discutere». Questo attacco potrebbe portare ad un provvedimento anche per Boron, che però fa spallucce: «Non ho timore di nulla. Come mio papà mi ha sempre insegnato: male non fare, paura non avere». Un mese fa ha presentato l'associazione Vale Padova. Potrà esserci una corsa elettorale alternativa? «Ci penso».

 

Ultimo aggiornamento: 13:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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