Cerchi un lavoro? Attento a cosa pubblichi online: un colloquio su 4 va male per colpa dei social

Il professor Davide Dal Maso
PADOVA - «Ho letto delle statistiche molto interessanti di Confindustria. Un colloquio su quattro va a finire male per colpa dei social network. Basta questo dato per capire...

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PADOVA - «Ho letto delle statistiche molto interessanti di Confindustria. Un colloquio su quattro va a finire male per colpa dei social network. Basta questo dato per capire quanto è importante badare alla nostra reputazione virtuale». Davide Dal Maso ha appena ventitré anni e quasi tre anni fa è stato il più giovane docente a salire in cattedra all’Università d Padova. Vicentino, grande esperto di temi digitali, è stato invitato alla facoltà di Psicologia per spiegare le dinamiche che portano alla percezione di una persona tramite i social network. Si definisce un “social media coach”, offre consulenze a livello nazionale ed è molto legato alla provincia padovana perché assiste diverse importanti realtà, tra cui AcesgasApsAmga. È la persona giusta, quindi, con cui parlare del rapporto tra social network e mondo del lavoro. 

 
Professor Dal Maso, quanto è importante la reputazione digitale per trovare lavoro? 
«È fondamentale. Un’altra interessante statistica dice che l’89% dei selezionatori controlla i profili social di un candidato prima di incontrarlo per il colloquio. L’aspetto dei social network non può essere tralasciato in ambito professionale, altrimenti si rischiano di perdere molte opportunità». 
Quali sono i pericoli?
«Penso soprattutto alle fotografie. Delle immagini che per me possono essere assolutamente innocenti, magari per chi mi guarda dall’esterno possono risultare sgradevoli. Faccio un esempio classico. Mettiamo che pubblico una foto mentre sono al bar con gli amici con la birra in mano: qualcuno potrebbe pensare che io vado sempre a bere. Oppure immaginiamo che io pubblichi una foto mentre sono assieme ad un politico: io rischio di essere etichettato come appartenente ad una determinata fazione politica. Non dico che bisogna pubblicare o non pubblicare determinate foto, dico però che bisogna essere consapevoli delle possibili percezioni e delle possibili conseguenze». 
Facebook e Instagram: profilo chiuso o profilo aperto?
«Io personalmente tengo privata la maggior parte dei contenuti. È consigliabile tenere pubblici quelle che riguardano la propria sfera lavorativa o comunque la propria “immagine”, ma non tutta la sfera personale. Attenzione: per chi cerca lavoro nel campo digitale, magari proprio nel campo dei social, non è consigliabile nemmeno tenere un profilo totalmente blindato. È importante dimostrare di essere attivi e di avere una certa vetrina, stando però attenti ai contenuti».
LinkedIn è uno strumento utile per cercare lavoro?

«Assolutamente sì, avere un curriculum pubblico in rete può essere molto utile. Secondo me bisognerebbe insegnare a crearlo già alle scuole superiori, come accade in altri Paesi. Da noi molti ragazzi si iscrivono a LinkedIn dopo la laurea: è già troppo tardi. Bisogna iniziare prima a farsi conoscere e creare reti di relazioni». 
G.Pip. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino