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TREVISO - Mancano 140 medici e quasi 40 infermieri negli ospedali trevigiani. Tanto pesa, ad oggi, l'ormai cronica carenza di camici bianchi e di professionisti della sanità. L'Usl della Marca sta provando a correre ai ripari attraverso la libera professione, contratti a tempo determinato e la mobilità. Sul fronte dei medici, però, bisognerà continuare a stringere i denti in modo particolare per altri tre mesi. «Stiamo attendendo i nuovi specialisti, che escono a novembre», spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell'azienda sanitaria. Gli ospedali sono più che mai impegnati nel recupero delle liste d'attesa allungate dall'emergenza Covid. Prestazioni che solo nel trevigiano riguardano più di 20mila persone. E nel frattempo fanno a gara per prendersi i giovani dottori non appena mettono il piede fuori dalle università.
Medicina, specialisti più ricercati
Quali sono gli specialisti più ricercati? A indicarlo sono proprio gli avvisi pubblici per formare delle graduatorie appena pubblicati dall'Usl. Si stanno cercando soprattutto specialisti in chirurgia generale, specialisti nell'ambito della chirurgia maxillo-facciale, gastroenterologi, psichiatri, internisti e geriatri. Per completare il quadro, poi, vanno aggiunti gli specialisti in radiologia, cardiologia e in dermatologia, sempre più rari. Le difficoltà maggiori si registrano nell'ospedale di Montebelluna. Non è una cosa di poco conto. Mentre le sale operatorie stanno tornando a regime e puntano a recuperare velocemente gli interventi non urgenti rinviati a data da destinarsi (mettendo in calendario una cinquantina di sedute operatorie in più a settimana tra tutte le unità di chirurgia della provincia), sul versante delle visite specialistiche si continua a faticare. In particolare nella cardiologia, che conta ancora 2mila persone in lista d'attesa. Qui i medici sono impegnati in una staffetta tra Treviso e Montebelluna. Discorso simile per la radiologia, chiamata a rispondere a oltre 1.000 richieste, molte delle quali vengono dirottate al Ca' Foncello. E anche la dermatologia è in difficoltà. Non solo. Come se non bastasse, gli ospedali trevigiani devono continuare a fare i conti con più di 100 operatori della sanità, con varie mansioni, che restano sospesi perché nonostante l'obbligo hanno scelto di non vaccinarsi contro il coronavirus, senza un valido motivo. Tra i sospesi ci sono soprattutto infermieri.
Il capitolo è quanto mai delicato.
Il Gazzettino