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TREVISO - Il tema non è nuovo, ma diventa ancora più stridente di fronte a un mercato di lavoro in stallo causa Covid, assunzioni in crollo e disoccupazione giovanile salita a oltre il 31% nell'ultimo anno. Anche nella pandemia ci sono settori che tirano e offrono impieghi, eppure faticano a trovare personale, soprattutto tra i giovani. È il caso dell'edilizia e delle costruzioni: sull'onda delle ristrutturazioni con il Superbonus 110%, molte piccole imprese della Marca stanno facendo il pieno di commesse e vorrebbero potenziare i loro organici. A rinnovare l'allarme è la Cna di Treviso, che ha raccolto le esperienze di alcuni suoi associati. Racconti diversi, ma con molti punti in comune: ragazzi a volte poco disposti a far fatica, ma portati dalle famiglie e dalla narrazione generale a considerare il lavoro manuale e le aziende artigiane di seconda categoria.
IL PUNTO
«Non si trovano giovani, in particolare italiani, che cercano lavoro presso il settore edile o manifatturiero.
IL PROBLEMA
Il problema tocca anche altri ambiti della manifattura. Al Calzaturificio 4C di Montebelluna, come spiega Lewis Cavarzan, faticano a trovare soprattutto addetti alla premonta, il macchinario di precisione che monta la punta delle scarpe. «Serve valorizzare di più le scuole professionali che negli ultimi decenni sono state svilite e considerate di serie B - sintetizza Mattia Panazzolo, direttore della Cna trevigiana -. In Germania, primo paese manifatturiero d'Europa, le scuole professionali sono un'ottima, prestigiosa alternativa per chi non fa il liceo. E così deve tornare ad essere anche da noi per riallineare domanda e offerta di lavoro, non creare nei giovani false aspettative e illusioni, risparmiare loro la frustrazione della disoccupazione e di non potersi costruire un futuro».
M.Zan. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino