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CESIOMAGGIORE - «La tempesta perfetta»: bollette alle stelle, materie prime che scarseggiano e la siccità estiva che ha comportato fienili mezzi vuoti. «Non ho mai visto una situazione del genere. Alcune stalle hanno già chiuso e la previsione è che entro fine anno ci siano altri allevatori che getteranno la spugna»: a parlare è Modesto De Cet, presidente della Cooperativa Lattebusche di Cesiomaggiore, che traccia un bilancio di quella che è la situazione grave che gli allevatori, soprattutto quelli di montagna, stanno vivendo. Una situazione che al momento non vede previsioni di miglioramento. Anzi. L'auspicio è che qualcosa cambi e soprattutto che la politica si metta al lavoro per aiutare i settori che stanno risentendo di questa crisi energetica mondiale.
LE DIFFICOLTÀ
Il momento è difficile per tutti e i prossimi mesi, se possibile, saranno anche più complicati. Anche la Cooperativa Lattebusche sta cercando di parare il colpo. Non è facile soprattutto perché la volontà è quella di aiutare gli allevatori ma nello stesso tempo anche la clientela. Ma «a nostro malincuore abbiamo dovuto fare un lieve aumento dei prezzi. Ci tengo a precisare che non si tratta di speculazione, quella la fanno altri; l'aumento è dettato semplicemente dalla necessità di coprire quantomeno i costi vivi» afferma il presidente della Cooperativa Modesto De Cet che prosegue spiegando che «gli aumenti per noi sono davvero importanti.
IL PREZZO
La Cooperativa è al fianco degli allevatori ed ha aumentato già più volte il prezzo del latte. Questo anche perché, altrimenti, molte stalle avrebbero già chiuso. Ma è chiaro che ciò non è sufficiente neanche per coprire l'aumento dei costi. È un palliativo, soprattutto se è vero che i costi della corrente sono destinati ad aumentare ancora».
CALO DELLA PRODUZIONE
Nell'ultimo periodo la Cooperativa ha registrato un calo della produzione del latte del circa il 6% che è riconducibile a diversi fattori. «Il primo è quello della siccità estiva che ha ridotto il raccolto soprattutto nella parte bassa della provincia mentre in quella alta ha piovuto un po' di più e il raccolto è stato maggiore. Il secondo fattore è legato alla chiusura di qualche stalla; allevatori che hanno gettato la spugna perché non più in grado di sostenere i tanti costi. Il terzo fattore è legato alla vendita di alcune vacche da parte di qualche allevatore; una scelta sofferta ma necessaria per poter pagare il mangime. Siamo arrivati a questo punto. Qualcuno, poi, ha ridotto anche il mangime dato agli animali ed è chiaro che meno mangiano meno producono» afferma De Cet.
GLI ALLEVATORI
Gli allevatori sono allo stremo. C'è chi a fine mese si chiede già se nel prossimo pagherà il mangime o la corrente. «Siamo a questo livello. Quanto avanti potremmo andare in queste condizioni?» si chiede De Cet. Presidente che lui stesso è un allevatore e che può spiegare con cognizione di causa quelli che sono i costi che i proprietari delle stalle stanno attraversando. «Per quanto riguarda me, - afferma De Cet -, ho visto in un anno triplicare il costo della corrente, raddoppiare quello del gasolio e quello del mais, un 50/60% in più anche per quanto riguarda il costo della soia. Insostenibile tutto ciò». De Cet sa bene che questa crisi sta coinvolgendo tutti i settori in modo trasversale ma «una fabbrica spegne le macchine, mette in cassa integrazione il personale, aspetta che il mondo cambi e poi forse riprende la propria produzione. Quando una stalla chiude invece poi non riapre più» aggiunge De Cet. E questo, come ben sappiamo, ha una grande ricaduta anche sul territorio, con un abbandono dello stesso.
IL PEGGIO E' PASSATO?
«Io solitamente sono una persona positiva, ma questa volta mi è difficile conclude il presidente -. Credo che il peggio debba ancora venire se qualcuno, e parlo a livello nazionale, non interverrà velocemente ed in modo deciso per dare un aiuto al nostro settore».
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Il Gazzettino