VENEZIA Vietato sedersi all'interno delle sale slot. A stabilirlo è il Tar del Veneto attraverso la sentenza, depositata ieri, che respinge il ricorso di un esercizio...
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IL FENOMENOMa secondo il Tar, le valutazioni dell'ente locale sono state corrette, anche nella loro rapidità: «Il Comune ha deciso di introdurre sanzioni più restrittive immediatamente perché la stagione turistica era già iniziata e durante tale stagione le presenze a Jesolo aumentano notevolmente (passando da 25.000 residenti a 5 milioni di turisti), e al fine di rendere, quindi, possibile fin da subito un più adeguato ed efficace contrasto ai comportamenti che violassero le disposizioni comunali in materia di giochi, di recente adottate ai fini di prevenzione e contrasto della ludopatia».
Sul punto è stato scontro in aula. La difesa dell'esercizio ha sostenuto che «ci sarebbe una prassi del Sert delle Asl volta a sovrastimare il numero dei soggetti affetti da ludopatia, al fine di ottenere maggiori risorse». Ma il Tribunale ha rigettato queste censure in quanto «manifestamente infondate», sottolineando «l'adeguata e approfondita istruttoria che ha portato il Comune all'adozione degli atti impugnati a seguito di appositi tavoli di lavoro organizzati dalla Prefettura e sulla base delle analisi sul gioco d'azzardo patologico, predisposte dalle Ulss del territorio e, considerato che, nell'attuale momento storico, la diffusione del fenomeno della ludopatia in ampie fasce della società civile costituisce un fatto notorio».
Per i giudici, dunque, il municipio «si è mosso in una logica preventiva con riferimento all'esigenza di tutela della salute pubblica e del benessere individuale e collettivo», tenuto conto appunto dei dati trasmessi dall'Ulss 4 e reputandoli anzi sottostimati, visto che «una parte significativa del fenomeno resta sommerso in quanto molti soggetti ludopatici, poiché provano vergogna o perché sottovalutano la propria patologia o per altre ragioni, non si rivolgono alle strutture sanitarie e/o ai servizi sociali».
GLI ARREDIIn questa chiave è stata ritenuta «adeguatamente motivata» la norma che vieta di utilizzare «sgabelli, sedie e panche» per combattere la dipendenza: «La scelta di precludere la presenza di strutture su cui sia possibile sedersi è evidentemente funzionale a tale scopo e non illogica nell'ottica di ridurre il tempo di permanenza nelle sale gioco, dato che riducendo le possibilità di sedersi si rende meno confortevole l'attività di gioco». Quanto agli adesivi che coprono la vetrina, il divieto di impiegarli era previsto da prescrizioni «ben precise e dettagliate», che pertanto «andavano autonomamente e tempestivamente impugnate nel termine di legge». Quindi ricorso bocciato, multa confermata e giocatori in piedi, al netto di eventuali appelli al Consiglio di Stato.
A.Pe. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino