Jesolo, vietato sedersi nelle sale slot: «Così si combatte la ludopatia»

Martedì 14 Maggio 2019
Jesolo, vietato sedersi nelle sale slot: «Così si combatte la ludopatia»
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VENEZIA Vietato sedersi all'interno delle sale slot. A stabilirlo è il Tar del Veneto attraverso la sentenza, depositata ieri, che respinge il ricorso di un esercizio pubblico contro il Comune di Jesolo. La polizia locale aveva multato la titolare per la collocazione di alcuni sgabelli a dispetto del ferreo regolamento municipale: una contravvenzione legittima secondo i giudici, per i quali è giusto ostacolare la comodità dei giocatori, nell'ottica del contrasto alla ludopatia. Come risulta dagli atti della vicenda, il controllo era scattato lo scorso 26 settembre, nel locale Slot e Vinci di via Battisti. Due le contestazioni dei vigili urbani: da una parte l'apposizione di pellicole adesive  sulla vetrata principale, «che non consentivano la sorvegliabilità dall'area pubblica»; dall'altra la presenza di sgabelli a servizio delle macchinette, «non integrati nelle postazioni di gioco». Per questo era stato elevato un verbale di quasi mille euro: 450 per ciascuna delle due violazioni, più altri 13 per le spese di accertamento e notifica. La proprietaria della struttura era così ricorsa al Tribunale amministrativo regionale, chiedendo l'annullamento della delibera del 19 giugno 2018 con cui la Giunta aveva inasprito le sanzioni per le violazioni in materia di giochi, nonché del regolamento del 30 aprile con cui il Consiglio aveva disciplinato l'attività delle sale e la relativa potestà sanzionatoria.
IL FENOMENOMa secondo il Tar, le valutazioni dell'ente locale sono state corrette, anche nella loro rapidità: «Il Comune ha deciso di introdurre sanzioni più restrittive immediatamente perché la stagione turistica era già iniziata e durante tale stagione le presenze a Jesolo aumentano notevolmente (passando da 25.000 residenti a 5 milioni di turisti), e al fine di rendere, quindi, possibile fin da subito un più adeguato ed efficace contrasto ai comportamenti che violassero le disposizioni comunali in materia di giochi, di recente adottate ai fini di prevenzione e contrasto della ludopatia». 
Sul punto è stato scontro in aula. La difesa dell'esercizio ha sostenuto che «ci sarebbe una prassi del Sert delle Asl volta a sovrastimare il numero dei soggetti affetti da ludopatia, al fine di ottenere maggiori risorse». Ma il Tribunale ha rigettato queste censure in quanto «manifestamente infondate», sottolineando «l'adeguata e approfondita istruttoria che ha portato il Comune all'adozione degli atti impugnati a seguito di appositi tavoli di lavoro organizzati dalla Prefettura e sulla base delle analisi sul gioco d'azzardo patologico, predisposte dalle Ulss del territorio e, considerato che, nell'attuale momento storico, la diffusione del fenomeno della ludopatia in ampie fasce della società civile costituisce un fatto notorio». 
Per i giudici, dunque, il municipio «si è mosso in una logica preventiva con riferimento all'esigenza di tutela della salute pubblica e del benessere individuale e collettivo», tenuto conto appunto dei dati trasmessi dall'Ulss 4 e reputandoli anzi sottostimati, visto che «una parte significativa del fenomeno resta sommerso in quanto molti soggetti ludopatici, poiché provano vergogna o perché sottovalutano la propria patologia o per altre ragioni, non si rivolgono alle strutture sanitarie e/o ai servizi sociali».
GLI ARREDIIn questa chiave è stata ritenuta «adeguatamente motivata» la norma che vieta di utilizzare «sgabelli, sedie e panche» per combattere la dipendenza: «La scelta di precludere la presenza di strutture su cui sia possibile sedersi è evidentemente funzionale a tale scopo e non illogica nell'ottica di ridurre il tempo di permanenza nelle sale gioco, dato che riducendo le possibilità di sedersi si rende meno confortevole l'attività di gioco». Quanto agli adesivi che coprono la vetrina, il divieto di impiegarli era previsto da prescrizioni «ben precise e dettagliate», che pertanto «andavano autonomamente e tempestivamente impugnate nel termine di legge». Quindi ricorso bocciato, multa confermata e giocatori in piedi, al netto di eventuali appelli al Consiglio di Stato.
A.Pe.
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