ROVIGO - Le lavoratrici di Blue Service rispondono ai colleghi di Giada, che hanno lanciato un grido d’allarme sulla propria situazione nel doloroso divorzio fra...
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TRIBUNALE A MILANO
Domani in Tribunale a Milano si terrà l’udienza del procedimento giudiziale in via d’urgenza avviato dal patron di Giada Franco Catania per ottenere un prolungamento del contratto di licenza e, quindi, dell’attuale filiera. «Pur comprendendo la loro preoccupazione – scrivono rappresentanti sindacali di Blue Service rispondendo ai lavoratori di Giada - riteniamo indispensabile che si tenga conto anche della voce delle lavoratrici di Blue Service: anche molte di noi sono madri e siamo in cassa integrazione dal luglio 2019, dopo aver contribuito, per più di 15 anni, alla produzione dei capi a marchio Jacob Cohën. E questa nostra difficile situazione cesserebbe con la conclusione del rapporto tra Jacob Cohën e Giada alla sua scadenza e, soprattutto, con il conseguente avvio di una nuova iniziativa e di una nuova collaborazione tra Jacob Cohen e Sinv».
BLUE SERVICE IN CRISI
La proprietà ha consentito la sopravvivenza di Blue Service durante questi mesi, al fine di integrarla nella nuova iniziativa imprenditoriale, Jc Industry: questa nuova realtà per noi, e per altri 80-90 lavoratori che verrebbero assunti, secondo quanto ci viene riferito da Jc Industry, nell’arco di qualche mese, vorrebbe dire riprendere a lavorare dopo mesi di cassa integrazione. Di contro, un prolungamento del rapporto tra Jacob Cohën e Giada significherebbe la fine di Blue Service, la perdita definitiva del nostro posto di lavoro e la mancata creazione di altri 80-90 posti. Non sappiamo quale tra le parti abbia torto e quale ragione e l’esito sarà in ogni caso drammatico. Vogliamo però che si sappia che esistono altri e diversi posti di lavoro che dipendono da questo contenzioso e tra questi anche i nostri, già messi a dura prova da una improvvisa decisione di Giada, che da decenni assegnava lavoro a Blue Service con reciproca soddisfazione. Anche noi, come i lavoratori di Giada, non chiediamo “sussistenza ma lavoro, rispetto, dignità” e di non passare nell’indifferenza».
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Il Gazzettino