VENEZIA - Tutti condannati. La Corte d'appello di Venezia ha ribaltato la sentenza di generale assoluzione pronunciata due ani fa, in primo grado, infliggendo complessivamente...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La sentenza è stata pronunciata ieri dalla terza sezione penale della Corte, la quale ha accolto le richieste di condanna dal procuratore generale, ritenendo sussistente il reato di violenza sessuale di gruppo e assolvendo per il resto. Gli imputati dovranno versare 35 mila euro alla vittima, costituitasi parte civile con l'avvocato Gabriele Annì.
La pena più mite - tre anni di reclusione - è stata inflitta ad uno degli allenatori, Stefano Brutesco, 54 anni di Mogliano Veneto, che non partecipò materialmente agli atti di nonnismo, ma non avrebbe fatto nulla per farli cessare; gli altri sono stati condannati tutti a quattro anni di reclusione: Tommaso Canuto, 52 anni di Mestre, Giancarlo Serio, 40 anni di Mestre, Marco Grinzato, 29 anni, di Mestre, Giacomo Canal, 30 anni di Mogliano, Stefano De Giorgi, 42 anni, di Martellago e Claudio Pavanello, 45 anni di Mestre. Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni.
LA QUERELAA sporgere querela per l'episodio fu il giovane giocatore, il quale successivamente raccontò in aula, di fronte al Tribunale, di essere stato sottoposto al rito della covata (con l'apposizione del sedere nudo di due compagni di squadra sulla faccia), al rito dell'investitura (il pene di un giocatore anziano fu appoggiato sulla sua spalla e sulla testa), al rito della mungitura dei genitali e al rito dei frutti, durante il quale fu picchiato a mano aperta e con mazze da baseball di plastica dopo essere stato obbligato a correre nudo lungo la corsia centrale del pullmann. Tutti fatti che gli provocarono un forte imbarazzo, ma soprattutto disturbi post traumatici da stress che sono stati diagnosticati da una psicologa.
A sostenere l'accusa in primo grado contro i sette imputati fu la pm Lucia D'Alessandro, la quale aveva chiesto la condanna di tutti ad una pena complessiva di 29 anni di reclusione.
IL PRIMO GRADOIl Tribunale, presieduto da Sara Natto, nel dicembre del 2017, non accolse però le sue richieste, spiegando che i riti di iniziazione non avevano connotazione erotico-sessuale e le lesioni subìte erano scriminate dal consenso prestato: il ragazzo, infatti, era pienamente consapevole delle modalità del gioco dei frutti, in quanto lo aveva già visto, e si prestò a farlo spogliandosi spontaneamente. La Procura ha presentato appello e ieri è arrivata la sentenza di condanna, contro la quale resta solo il ricorso per Cassazione.
Gianluca Amadori Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino