ROVIGO - «Sono fiduciosa, mi auguro che da qui alla fine di maggio si riescano a fare tutti i passaggi per chiudere l’accordo di programma e partire con il piano di...
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QUADRO PIÙ SERENO
Insomma, pur senza eccedere con l’enfasi, l’assessore spiega che il voto e la successiva firma del fantomatico accordo di programma appaiono ormai a un passo. Non si può dimenticare, però, che a un passo sembravano anche il 16 febbraio, al tavolo in prefettura, quando addirittura era stata ventilata la possibilità di arrivare alla firma per l’otto marzo. Così poi non è stato, con nuovi ostacoli e nuovi cavilli. Arrivati a questo punto, però, la strada sembra essere davvero spianata.
«È sempre stato il mio obiettivo - rimarca l’assessore - ho sempre lavorato perché si arrivasse a questo risultato. Ed è davvero arrivato il momento che l’Iras possa continuare il suo percorso su una nuova strada, perché stiamo parlando di una realtà importante per i suoi servizi e anche dal punto di vista occupazionale. Un realtà in salute a parte il “bagaglio” che si porta sulle spalle».
IL CAMMINO
Il bagaglio in questione è la pesante situazione debitoria, accumulatasi negli anni e che ha portato proprio la Regione, già nel 2016, a commissariare l’ente. Il primo fu proprio Tiziana Stella, alla quale, dopo due mandati, è seguito il duplice incarico a Rodolfo Fasiol e poi di Ezio Zanon. Infine, di nuovo Stella che è tornata al timone a ottobre, quando il salvataggio sembrava una missionee impossibile, tanto da ammettere che se non si trovava una soluzione entro la fine dell’anno, si sarebbe vista costretta a gettare la spugna e ad aprire la strada alla messa in liquidazione. Così non è stato e l’Iras, pur sofferente, ha dimostrato di avere più vite di un gatto. Gli ultimi mesi, per la verità, non sono stati certo una passeggiata. L’accordo di programma, che doveva essere la chiave per la salvezza, ha visto il Comune e la Regione, nelle sue articolazioni, ovvero commissario straordinario dell’Iras, Ulss 5 e Ater, confrontarsi da dicembre sui minimi dettagli, anche con momenti di palese tensione. Nel testo faticosamente elaborato, accanto alla risoluzione consensuale della convenzione di Casa Serena, si prevedono «un insieme di azioni condivise, da realizzare nel Comune di Rovigo e nel territorio polesano nel suo complesso, per aumentare l’offerta di servizi e di attività alla collettività mediante la riconversione di Casa Serena». In particolare, a fronte del versamento di 3,127 milioni di euro da parte di Palazzo Nodari quale somma per gli ammortamenti degli investimenti fatti da Iras sull’edificio di via Bramante, si prevede la cessione dell’intera ala est ad Ater, per realizzare minialloggi da destinare ad edilizia popolare o anche a studentato, mentre il resto della struttura, che il Comune dovrà ristrutturare con un investimento di almeno una dozzina di milioni, verrà in larga parte affittato all’Ulss Polesana per i centri diurni, per attività sanitarie, per le attività didattiche dei corsi di laurea nelle professioni sanitarie e ad uso foresteria, in parte anche per realizzare appartamenti per persone parzialmente non autosufficienti, secondo il progetto finanziati con 2,4 milioni dal Pnrr». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino