Investì e uccise una ragazza, gli esami dimostrano che era ubriaco e drogato

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FONTE - Poco importa se Miriam Ciobanu, la 22enne di Onè di Fonte investita e uccisa la notte di Halloween a Pieve del Grappa, si trovasse quasi in mezzo alla strada. La condotta di guida di chi l’ha travolta, il 23enne di San Zenone degli Ezzelini Alessandro Giovanardi, non ammette, secondo la Procura, anche il più minimo concorso di colpa. Gli inquirenti hanno infatti chiuso le indagini e si apprestano a chiedere il rinvio a giudizio del giovane per l’ipotesi di reato di omicidio stradale. Con tanto di tre aggravanti: l’alta velocità, la guida in stato d’ebbrezza e l’assunzione di cannabinoidi. Impietosi, infatti, gli esiti degli accertamenti effettuati dagli investigatori sia sulla dinamica del sinistro che sulle condizioni psicofisiche del conducente dell’Audi A3. L’auto di Giovanardi, al momento dell’impatto, viaggiava a 158 chilometri orari quando il limite era di 60, aveva un tasso alcolemico di 1,33 g/l, e aveva nel sangue tracce di cannabinoidi. Non solo: la perizia disposta dalla Procura ha stabilito che la vittima, dopo essere stata investita, ha fatto un volo di 80 metri, segno che l’incidente non poteva in alcun modo lasciarle scampo. Tutti elementi che peseranno sulla definizione del procedimento penale a carico del 23enne: rischia una condanna pesantissima. Ed è probabile che scelga la via del rito abbreviato o del patteggiamento per ottenere almeno lo sconto di un terzo della pena.

L'eterno dolore del padre: «Mi ha chiamato alle 3 ma io non l'ho sentita»

L'incidente la notte di Halloween

L’investimento fatale era avvenuto alle 4.30 della notte del 31 ottobre scorso in via Vittorio Veneto a Pieve del Grappa: Miriam stava tornando a casa a piedi dopo aver litigato con il fidanzato Tommaso Dal Bello. I due avevano trascorso la serata insieme, prima in una pizzeria della zona poi a casa di lui a Paderno, dove la ragazza doveva fermarsi a dormire. Ma un bisticcio nato da una banale gelosia l’aveva spinta ad allontanarsi a piedi. Alle 3 aveva anche chiamato il padre Giovanni, forse per chiedergli di andarla a prendere, ma il genitore non aveva sentito gli squilli. Tommaso e il fratello Luca l’hanno seguita in auto per un tratto, cercando di convincerla a tornare indietro. Poi però ne avevano perso le tracce e avevano sperato che si fosse fatta venire a prendere. Un atteggiamento che la famiglia Ciobanu, all’epoca, non aveva perdonato: «Se solo ci avessero avvertito, fosse Miriam sarebbe ancora viva» avevano detto i genitori della 22enne. L’impatto fatale con l’Audi di Giovanardi, di ritorno da una festa, era avvenuto alla 4.30. Nonostante l’arrivo immediato dei soccorsi, per la giovane non c’era già più nulla da fare: l’investimento è stato così violento tanto da dilaniarne il corpo.

L’interrogatorio

Alessandro Giovanardi, dopo l’incidente, venne arrestato e portato nel carcere di Santa Bona. Due giorni più tardi, al termine dell’interrogatorio di convalida, il gip gli concesse l’obbligo di dimora a San Zenone degli Ezzelini e il divieto di uscire di casa nelle ore notturne, dalle 19.30 alle 5.30. Un alleggerimento della misura cautelare che la famiglia di Miriam non aveva preso bene: «Non ce l’ho con nessuno, ma hanno rimandato a casa una persona che, ubriaca e drogata, guidava una macchina a forte velocità: è come se avesse avuto in mano un’arma - aveva dichiarato il padre Giovanni - Mi sento umiliato da questa decisione. Si poteva almeno aspettare che fossero celebrati i funerali».

Il 23enne, assistito dagli avvocati Luca Milano e Greta Giusi, si era difeso di fronte al giudice: «Quella sera avevo solo bevuto qualche cocktail»

«Era una festa tranquilla in una casa privata, c’erano anche famiglie con ragazzini. Ero lucido e in grado di guidare. Non so perché quella ragazza fosse in mezzo alla strada: me la sono trovata davanti. Non l’ho vista». Parole che avevano fatto trapelare tutta la disperazione per aver ucciso quella ragazza. «Avevo fumato marijuana il pomeriggio prima» aveva aggiunto. Per la Procura, però, gli effetti dello stupefacente erano ancora in circolo al momento dell’incidente.

 

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Il Gazzettino