Studentessa bendata dalla prof durante l'interrogazione in dad, l'Ufficio scolastico regionale apre un'inchiesta

La studentessa bendata
VERONA - L'Ufficio scolastico regionale del Veneto ha avviato accertamenti nel liceo di Verona dove un'allieva di 15 anni sarebbe stata indotta da una professoressa a...

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VERONA - L'Ufficio scolastico regionale del Veneto ha avviato accertamenti nel liceo di Verona dove un'allieva di 15 anni sarebbe stata indotta da una professoressa a bendarsi con una sciarpa mentre era collegata a distanza, per evitare che potesse copiare durante una interrogazione. La vicenda era stata denunciata dalla Rete degli studenti per il Veneto. Individuato l'istituto, la direttrice scolastica Carmela Palumbo ha contattato il dirigente che ha sentito i ragazzi e i docenti, per ricostruire l'accaduto ed eventualmente prendere provvedimenti. «In questo momento - ha detto Palumbo - non possiamo esprimere giudizi su un episodio che pare un eccesso di zelo che ha portato a un comportamento discutibile, scaturito dalla difficoltà a gestire in dad la situazione delle verifiche», ha concluso. 

«Credo si tratti di un episodio isolato, che giustamente andrà approfondito dalla dirigenza dell'istituto in cui si è verificato per capirne l'origine e l'esatta dinamica». Lo dice il sottosegretario all'Istruzione Rossano Sasso in merito alla vicenda della ragazza di Verona. «La didattica a distanza ha rappresentato una scelta obbligata nelle fasi più acute della pandemia, con il mondo della scuola che ha dovuto adeguarsi a quelle che erano le indicazioni delle autorità sanitarie. Ma è un surrogato rispetto alle lezioni in presenza e può costituire una parentesi, non la regola. Queste sono settimane importanti, con milioni di studenti tornati sui banchi, nelle aule, fisicamente davanti ai propri insegnanti: si respira una ritrovata normalità che speriamo il prima possibile possa essere allargata anche ai ragazzi degli istituti superiori. Questa è la scuola che ci piace», conclude Sasso.

«Riteniamo inaccettabile che le studentesse e gli studenti, in un momento delicato come questo, vengano trattati in queste modalità. Fa riflettere come nell'attuale sistema d'istruzione ci si concentri più sul vedere come e quanto gli studenti copino, e non su quanto apprendano e se abbiano una coscienza critica. Il problema è il nostro sistema scolastico che valorizza i voti più di quanto gli studenti valorizzano lo studio». A dirlo è Luca Redolfi, dell'Unione degli studenti. Dopo il caso dello scorso ottobre a Scafati, una studentessa di Verona, accusata dalla docente di essere «troppo brava», è stata costretta a bendarsi per l'interrogazione. «E' necessario - continua Redolfi - superare questa idea di valutazione: la scuola serve veramente e solamente a dare voti e giudizi? Crediamo di no, e per questo in questi mesi stiamo discutendo in assemblee in tutto il Paese un nuovo immaginario di scuola, che a breve presenteremo pubblicamente. Lo scorso dicembre lanciammo la carta dei diritti delle studentesse e degli studenti in DAD, che puntava a evitare il ricrearsi di queste situazioni. Il fatto che a un anno dall'inizio della pandemia continuino a verificarsi, rende ancor più necessario e urgente la messa in campo di strumenti di tutela per gli studenti. Il Ministro dell'Istruzione ci ascolti!».

LA SOTTOSEGRETARIA ALL'ISTRUZIONE

«La scuola è una comunità educante nella quale l'obiettivo comune è educare, cioè far crescere in maniera equilibrata i giovani che ne fanno parte favorendone la maturazione e la formazione umana e personale. La cultura del sospetto non rientra tra gli obiettivi della scuola: Il gesto della professoressa mi sembra eccessivo ed inopportuno. Abbraccio la studentessa e le invio la mia solidarietà», ha detto la sottosegretaria all'Istruzione Barbara Floridia in merito al caso della studentessa di Verona costretta ad usare una benda sugli occhi durante una interrogazione in didattica a distanza.

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Il Gazzettino