Da 55 anni lo stesso menù. L'Insonnia e i suoi piatti della tradizione della Val di Zoldo

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VAL DI ZOLDO (BELLUNO) - "Insonnia". Oggi, nell'epoca del marketing e della creatività digitale chissà quanti locali portano questo nome in Italia. Ma nel 1968, in località Le Boccole a Forno di Zoldo, comune montano di qualche centinaio di anime, ci voleva un grande audacia nel chiamare così una nuova osteria. D'altro canto, a Beniamino Meneghetti, meglio noto come "Nino" e la moglie Carla Busin, le idee non mancavano, e così, dopo 20 di emigrazione in Germania e dopo la nascita del primo figlio, decisero di ampliare la famiglia nella terra natia e aprire contestualmente un'attività commerciale ristrutturando un antico manufatto precedentemente adibito a latteria. Il locale lo hanno chiamato Insonnia perché lo stesso apriva alle 17 e chiudeva a tarda notte.


SPORT E BOTTEGA
La famiglia cresce, di pari passo con il successo dell'attività. I figli arrivano a sette, e tutti maschi. Sono Luca, Igor, Omar, Ivan, Boris, Tito e Sasha. Per tutti la passione dell'hockey su ghiaccio trasmessagli dal padre che fu pioniere di questo sport. Per tutti e sette i successi agonistici nell'hockey su ghiaccio, anche con la militanza nella Nazionale. Cinque di questi sette fratelli decidono di dedicano all'attività di famiglia, che col passare degli anni cambia la connotazione, diventando ristorante, e si sviluppa parallelamente anche l'attività ricettiva del campeggio limitrofo, aperto insieme all'allora osteria.


L'IMPRESA
«Negli anni un po' per necessità e un po' per scherzo è partito il ristorante - racconta Tito -. A seguito dell'alluvione del 66 si stava provvedendo al rifacimento delle linee elettriche e gli operai avevano bisogno di un posto dove mangiare e conseguentemente hanno questo servizio ai nostri genitori. Noi sette fratelli siamo cresciuti praticamente nel locale. Attualmente cinque di noi lavorano nelle attività, mentre i restanti due hanno scelto altre strade, uno fa l'artigiano e uno il falegname. Da circa vent'anni noi cinque gestiamo insieme il locale e tutti d'accordo come politica aziendale abbiamo deciso di tenere separate le rispettive famiglie dall'attività professionale».


IN CUCINA
Tre anni fa veniva a mancare papà Nino, ma la mamma Carla si mantiene a oggi in buona salute, e nonostante qualche problema con la vista, a 83 anni collabora per qualche ora al giorno in cucina. «Nostra madre - continua Tito - è ancora il capo della cucina, mentre noi fratelli ci dividiamo gli altri ruoli in azienda. Abbiamo anche 4 collaboratori nel periodo invernale e altri tre in quello estivo. Ci servono tutti, disponendo nelle due stagioni rispettivamente 150 e 400 posti».


IL MENÙ
In cinquantacinque anni di storia, l'Insonnia non ha mai cambiato menù. «È una nostra caratteristica - prosegue Meneghetti -. Da sempre proponiamo il nostro menù fisso a base di polenta, spezzatino, salsiccia ai ferri, pastin, cotechino, formaggio fuso, cappucci, fagioli e dolce. Questa formula viene particolarmente apprezzata dai turisti. D'altro canto la nostra clientela proviene per il 90 per cento dalle provincie di Venezia, Padova e Treviso, ma anche dal Friuli Venezia Giulia: vengono apposta per mangiare da noi. Ovviamente pur conservando un orario di apertura tradizionale, manteniamo fede al nome e alla tradizione del locale tenendo aperto fino a tardi, quando la clientela o l'evento lo chiedono. D'altro canto, ci piace offrire divertimento e ci divertiamo. A mezzogiorno però, specie per gli operai, proponiamo anche un menù a loro dedicato, che cambia frequentemente».


SEMPRE APERTI
Un locale che resta aperto dodici mesi all'anno. Dalle nove del mattino all'una di notte: «Ci piace il nostro lavoro, altrimenti avremmo cambiato - conclude Tito Meneghetti -. Ci sarebbe la possibilità e vorremmo di investire nell'azienda per stare al passo nel settore turistico, ma incontriamo difficoltà con gli enti pubblici».


C.F.

 

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Il Gazzettino