Insegnanti precari licenziati in tronco: nel loro curriculum mancava qualcosa di fondamentale

Trenta insegnanti precari licenziati in tronco: nel loro curriculum mancava qualcosa di fondamentale
PADOVA - Una trentina di insegnanti precari sono stati licenziati. Il motivo? Erano iscritti da anni nelle graduatorie, ma mancavano loro alcuni titoli necessari. «Non...

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PADOVA - Una trentina di insegnanti precari sono stati licenziati. Il motivo? Erano iscritti da anni nelle graduatorie, ma mancavano loro alcuni titoli necessari. «Non è stata data nemmeno la possibilità di recuperare, sono stati lasciati a casa in tronco, come se fossero usa e getta spiega indignato Maurizio Peggion di Cobas Scuola. E l'esperienza? Quella non conta?».


Gli insegnanti, tutti precari, si sono rivolti al sindacato per chiedere aiuto. Sono tutte persone che insegnano da più di sei anni e che tuttavia non hanno mai portato a termine uno o due esami ciascuno, titoli necessari per entrare (e restare) nelle graduatorie. «Quando ci si iscrive basta presentare un'autocertificazione, perché capita che magari si abbia l'ultimo esame da sostenere e nel frattempo si comincino a compilare le carte spiega Peggion. Non è mala fede, anzi. Può succedere che si rimandi nel tempo. Però licenziare così dal giorno alla notte è grave. Va data quanto meno la possibilità di recuperare, l'esperienza di anni di insegnamento deve contare qualcosa».


I precari licenziati non hanno potuto partecipare al maxi concorso che si sta svolgendo in questi giorni, riferisce il sindacato. E questo porta a un'altra questione che riguarda sempre le graduatorie. «Sono circa 2.800 i posti vacanti a Padova e provincia e come l'anno scorso si intende lasciare la nomina a un algoritmo che già abbiamo visto aver fatto grossi danni continua Peggion. Dirò di più, il problema della verifica dei requisiti potrebbe acuirsi. Le nomine vanno fatte in presenza perché c'è un maggior controllo e si può anche venire incontro alle esigenze degli insegnanti».


Insegnanti sui quali si discute molto anche per via della vaccinazione: il Governo sta valutando cosa fare con quei docenti che non vogliono vaccinarsi. «Anche al nostro interno il dibattito è aperto, ma non mi sento di dare il via libera all'obbligatorietà sostiene Peggion. È vero che la scuola deve svolgersi in sicurezza, magari farla diventare un presidio socio-sanitario gioverebbe. Far tornare il medico nelle scuole, dare la possibilità di fare i tamponi anche agli alunni direttamente nel proprio istituto così come la prenotazione del vaccino. Una priorità deve essere la diminuzione del numero di alunni per classe. Siamo insegnanti, dobbiamo credere nella scienza. Ma bisogna fare informazione, un'informazione corretta che aiuti le persone a capire quali sono i passi da fare per uscire dalla pandemia in modo definitivo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino